Black Mountain – In the Future

Si e ci catapultano nel futuro guardando al passato, i Black Mountain. Loro sono fatti così, viaggiano. Più che nel tempo, fuori dal tempo. “In the Future”, secondo capitolo di un’avventura iniziata a Vancouver sul finire degli anni ’90 con i Jerk With a Bomb, prosegue e perfeziona quanto proposto nell’esordio omonimo: attitudine moderna al servizio di uno stile vintage fiero e ostentato, che mescola psichedelia acida, progressive, blues, folk e kraut rock.

Uno spettro sonoro ampio, retrò e al tempo stesso attuale, attento a cogliere sfumature diverse e di ogni tipo. Certo, non tutto funziona alla perfezione. A volte le atmosfere calano di intensità, in strutture che appaiono elaborate e ampollose si insinuano tratti fin troppo semplicistici. È tuttavia un tratto lieve, che non inficia il livello elevato dell’album. Disco scritto e composto con gran perizia, merito dell’alchimia creatasi tra Stephen McBean (voce, chitarre), Matthew Camirand (basso), Jeremy Schmidt (organo, mellotron, synths), Amber Webber (voce, percussioni) e Joshua Wells (batteria).

Piace la capacità di variare registro con stile e grazia: da melodie a presa rapida (“Angels”, l’acustica “Stay Free”) a brani lunghi e corposi che lasciano il segno (“Tyrants”, l’odissea “Bright Lights”, 17 minuti di assoluta intensità), fino al gioiello “Queens Will Play” (dedalo di vibranti sensazioni guidate in punta di penna dalla voce splendida di Amber), passando per le bordate di “Evil Ways” e il rock lisergico e narcolettico di “Wucan”, condotto dal fuzz delle chitarre e dai toni stanchi delle vocals.

Non certo un capolavoro, ma di sicuro il disco che lancia definitivamente i Black Mountain tra i migliori esponenti rock del nuovo millennio.

Alessandro Zoppo