BLACK SABBATH – 13

Un album destinato a far parlare di sé per lungo tempo, “13” dei Black Sabbath. Molteplici sono i motivi: innanzitutto l’importante ruolo svolto nella storia dell’heavy music dall’eminenza sabbathiana. Poi i continui e ripetuti rumors intorno ad uno dei dischi più attesi degli ultimi anni, gli entusiasmi ed in egual misura le polemiche suscitate da questa reunion – inclusa l’esclusione di Bill Ward e tanti altri motivi di interesse. Ma le domande che attanagliavano maggiormente gli innumerevoli fan erano: riusciranno i Re a riapprioparsi del proprio trono? Saranno i grandi ispiratori del doom, gli ante litteram dell’heavy metal ed una delle principali influenze per lo stoner rock degni della loro fama? E in particolare all’altezza dei nomi che oggi accendono la fantasia dei seguaci delle suddette forme di musica e non solo?Detto questo e abbandonando l’aspetto “colorito” che ha inevitabilmente accompagnato l’uscita dell’album, le impressioni iniziali sono chiare: i Black Sabbath giocano a ripetere se stessi, o meglio ad inseguire se stessi. Già, poiché il sound sembra riportare alla memoria alcuni classici indelebili, stampati a fuoco nella memoria di molti di noi. Sorta di moderna rilettura del passato, la formula potrebbe e dovrebbe funzionare al cospetto dei giovani appassionati; viceversa c’è da supporre una tiepida accoglienza da parte dei vecchi nostalgici. Per il vecchio cuore sabbathiano di chi scrive, l’esito è non affatto disprezzabile per vari motivi. Primo tra tutti (excursus polemico incluso): se Orchid e compagnia varia vivono il loro momento di gloria grazie soprattutto alle sacre scritture dei quattro Lords of Doom, perché essi stessi non devono usufruire della medesima e fortunata “riscrittura”? Per quanto sia oggettivamente possibile analizzare l’album, “13” suona Black Sabbath. Meglio ancora, ciò che oggi sono i Black Sabbath.
Nessuno si attendeva un miracolo e neppure una rivoluzione sonora: “13” non è una pagina indelebile nella storia dei leggendari ed immensi Black Sabbath. Ma chi vive questa musica come il sottoscritto, non può fare altro che farsi sedurre nuovamente dagli inimitabili riff di Mr. Tony Iommi. E poco importa se talvolta risultino déjà vu… I Black Sabbath sono tornati: mettetevi tutti in fila.

Antonio Fazio