BLACK SABBATH – Black Sabbath

Fa sensazione oggi parlare di un disco la cui attualità è sotto gli occhi di tutti. Eppure sono passati quarant’anni (!) dal momento in cui John Michael Osbourne (alias Ozzy Osbourne), Frank Anthony Iommy (Tony Iommi), Terence Michael Joseph Butler (Geezer Butler) e William Thomas Ward (Bill Ward) decisero di passare alla storia.La loro avventura inizia quasi in punta di piedi. In un periodo in cui i leggendari Beatles stavano per segnare il passo, i nostri fanno i conti con il rock degli ormai famosissimi Rolling Stones, la straripante creatività dei Led Zeppelin, la psichedelia innovativa dei Pink Floyd. Tuttavia, ben presto ci si accorge che il loro heavy blues ha qualcosa di anormale rispetto alla massa. I Black Sabbath mostrano delle notevoli diversità già a partire dalla copertina del loro esordio che raffigura una creatura femminile completamente vestita di nero ai bordi di un bosco, una specie di sacerdotessa del “sabba” che alle proprie spalle ha un castello sinistro ed inquietante.
Abbiamo parlato poc’anzi di heavy blues (così come Butler amava definire la musica del gruppo) ma un heavy blues lento, opprimente, atmosferico, miscelato ad una certa psichedelia a far da contorno (anche se ridotta all’osso in questo primo parto). Prendiamo la title track che apre il disco: in principio si sente lontanamente il rintocco di una campana accompagnata dal rumore della pioggia. Praticamente una colonna sonora per film horror. È l’inizio di quello che oggi viene comunemente definito doom metal. E già avremmo dovuto capire cosa aspettarsi dalla band di Birmingham da qui in avanti.
Se “The Wizard” e “Behind the Wall of Sleep” sono due brani in qualche modo debitori dei Led Zeppelin, con la successiva “N.I.B.” si ritorna nel buio più totale soprattutto per quanto concerne i testi. Con questo pezzo il gruppo è apertamente accusato di satanismo e si trova ad affrontare non pochi problemi. Straordinario il giro di basso di Butler che fa da intro alla chitarra di Iommi quasi in stile Cream.
Non molto azzeccata è invece la scelta di piazzare come singolo “Evil Woman”. In realtà si tratta di una cover di una band sconosciuta, i Crow, che non lascia il segno. Diversa invece risulta “Sleeping Village” con un inizio molto sofferto e la voce nasale di Ozzy a subentrare prima di un altro assaggio tipicamente rock blues.
“The Warning” è un brano quasi interamente strumentale in cui il gruppo dimostra una notevole padronanza tecnica, mentre “Wicked World” è un altro blues stravolto con repentini cambi di tempo, per chiudere l’album in modo sontuoso.
Con questo lavoro vengono gettate le basi per quello che in futuro sarà chiamato heavy metal. Con i successivi dischi, il passo sarà compiuto. Come affermato da Peter Steele (Type O Negative): «A mio parere i Black Sabbath sono coloro che hanno dato vita a ciò che oggi siamo soliti considerare heavy metal. Non c’è una band in giro che non sia stata influenzata in qualche modo da loro». Sante parole. Maestri. E questo lo aggiungo tutti noi.

Cristiano Roversi