BLOOD FARMERS – Permanent brain damage

Alziamoci in piedi e facciamo un doveroso applauso alla Leafhound Records, etichetta giapponese che a più di dieci anni di distanza dalla sua uscita riporta alla luce “Permanent brain damage”, storico demo tape dei grandiosi Blood Farmers.Edito originariamente nel 1991, il dischetto era rimasto sepolto per molti anni a causa dello scioglimento della band. Ora la Leafhound compie questa opera meritoria e ci rivela il fascino sinistro e la carica oscura di un vero e proprio gioiello doom. Eh sì perché il gruppo capitanato dal chitarrista Dave Depraved sfoggia un sound legato a certi stilemi marchiati Black Sabbath/Saint Vitus, aggiungendo tocchi geniali di psichedelia e classico ’70 hard rock. Il tutto condito da un immaginario che rimanda agli horror movies di serie b (a quanto pare grande passione dei quattro).
A parte le infuocate orge di chitarra (incredibile di lavoro di Dave!), balza all’orecchio la voce possente ed evocativa di Eli Brown, molto bravo nel coinvolgere ed emozionare con le sue litanie tetre e decadenti. Completano la formazione Dr. Phibes al basso e Eric Jakob alla batteria, motore ritmico compatto ed instancabile.
Il cd in questione presenta sei tracce: le prime cinque risalgono al demo del 1991, la sesta è “Awakening of the beast”, bonus track strumentale tratta da una sessione live eseguita nel 1996, ultima testimonianza dei Blood Farmers prima del loro scioglimento. E’ un vero peccato che un gruppo del genere non sia ancora più in giro, avrebbe molto da insegnare a chi si accinge da poco con la bollente e drammatica materia doom.
L’iniziale “Behind the brown door” è già di per sé un piccolo capolavoro, quattordici minuti di heavy psych doom dall’elevato tasso lisergico, giocati sugli intrecci dei solos e sul chorus dannato intonato da Eli. La successiva “Bullet in the head” è più diretta e penetrante, accompagnata da una serie di riff che ti prendono tra capo e collo, come un colpo di pistola al cervello appunto… Tocca poi a “Veil of blood (Scream bloody murder)” rallentare i ritmi, 100 per 100 puro doom, nessuna limitazione, qui si pesta duro e lento, punto e basta! “St. Chibes” è un episodio più hard e grezzo (una sorta di Blue Cheer in chiave doomy), trampolino di lancio per la conclusiva suite “Deathmaster”: cinque parti per quindici minuti complessivi durante i quali accade di tutto, passando dal doom all’heavy psych con facilità estrema, testimonianza di una forte personalità e di un gusto compositivo davvero sopraffino.
Un solo consiglio: fate vostro questo disco finché siete in tempo, gruppi come i Blood Farmers ne esistono pochi!

Alessandro Zoppo