BRIAN JONESTOWN MASSACRE, THE – My Bloody Underground

Ormai dovreste conoscere Anton Newcombe. Vive in un mondo tutto suo fatto di Stones e Velvet. Credo di aver perso il conto di tutti i lavori che ha pubblicato; da “Spacegirl & Other Favorites” a “We are the Radio” sono circa una dozzina (se si escludono ristampe e compilation varie) ma nel complesso si tratta di tanti piccoli gioielli di psichedelica americana deviata.Ma Newcombe è un grande appassionato anche di shoegaze di stampo britannico. Infatti nella sua musica ci sono sonorità care tanto ai Jesus & Mary Chain quanto a My Bloody Valentine e Spacemen Three. Gruppi come Warlocks, Dandy Warhols ed i ben più famosi Black Rebel Motorcycle Club penso gli debbano essere debitori. Noterete che parlo al singolare, poiché i BJM sono un progetto esclusivo di Newcombe. Egli ha cambiato, strada facendo, praticamente tutti gli elementi (circa quaranta musicisti!) rimanendo il solo a tenere alta la bandiera del suo folle e ambizioso progetto in tutti questi anni. Si è parlato di Velvet ed in effetti il nuovo disco potrebbe essere dedicato proprio a loro. Ma probabilmente la dedica va estesa anche ai già citati My Bloody Valentine. “Automatic Faggot for the People (dice niente il nome?) miscela le sonorità dei Valentine con la band dei fratelli Reid.
E poi ancora il rock isolazionista di “Who Fucking Pissed”, il punk distorto di “Golden frost”, il riff ripetuto all’infinito di “Monkey powder” che rievoca magnificamente i Loop. Insomma ce n’è per tutti i gusti. Chiude il disco “Black Hole Symphony”, l’unico brano che si differenzia dal resto e che fa venire in mente perfino alcune tetre atmosfere dei SunnO))).
Un album assolutamente “dopante” come del resto è nello stile di questo pazzo interprete, sicuramente complesso ma carico di un certo fascino obliquo. D’altronde, da uno che sbraita “Portatemi la testa di Paul Mc Cartney su un tavolo di legno” cosa si può pretendere?

Cristiano “Stonerman 67”