DOOMRAISER – Erasing the Remembrance
‘Erasing the Remembrance’, cancellare il ricordo. La memoria di giorni oscuri, soli pallidi, corvi minacciosi, bambini che giocano in apparenza innocenti, bellezze che svaniscono, fiumi sudici che scorrono nella nostra mente. Si presentano così i Doomraiser al traguardo del secondo disco, sostenuti per l’occasione dalla premiata accoppiata Bloodrock Records e Black Widow. Sette brani (nove nella versione in vinile) che fungono da manifesto: come suonare doom metal nell’anno di grazia 2009. E non basta sventolare il vessillo di Cathedral e Reverend Bizarre per esserne alfieri.
Se l’esordio ‘Lords of Mercy’ era già una precisa dichiarazione d’intenti, questo nuovo disco approfondisce la materia e la esplora con grazia e ulteriore cattiveria. Basta ascoltare il flauto che attraversa maligno le melodie e i riff imbevuti d’acido di “Another Black Day under the Dead Sun”, inizio travolgente per classe e minacciosità. Ormai i Doomraiser hanno trovato un proprio stile, che poggia sulle tonanti ritmiche di BJ (basso) e Pinna (batteria), valica i confini psichedelici grazie alle chitarre di Drugo e Molestius, fa leva sull’intensa, drammatica, eccezionale voce di Cynar.
Lo dimostrano “The Raven” e “C.O.V. (Oblivion)”: la prima impreziosita da un organo liquido che apre agli intrecci delle chitarre (e suona come se gli Slayer si fossero messi in testa di rendere omaggio ai Black Sabbath); la seconda esasperata da riff a dir poco catacombali. I quindici minuti di “Vanitas” sono però il picco dell’album. Ancora una volta il flauto apre ad una partenza a razzo, grezza e devastante. Nel mezzo, un crescendo ricco di groove e veleno che riporta, come un flusso circolare, alla mazzata d’origine. La grande croce destino rende così sacrificio al potere della Natura, dove la bellezza scompare e incontra l’oblio. Infine, l’atto conclusivo con l’inno “Rotten River”, una bomba in stile Goatsnake che confluisce in un finale dilatato ed esoterico, memore degli ultimi Electric Wizard. Occhio poi alle due bonus track presenti nell’edizione in vinile: “Dune Messiah” è una rivisitazione pachidermica di un classico degli australiani Buffalo; “Caves, Mountains and Monolith” l’ennesima dimostrazione di forza che fa dei Doomraiser uno dei migliori gruppi attualmente in circolazione.
The new doom marches across the world!
Alessandro Zoppo