ELECTRIC SWAN – Swirl in Gravity
Secondo capitolo per gli Electric Swan, destinato a bissare il debut omonimo che aveva riempito di emozioni i cultori più attenti dell’hard psych. Accanto a Lucio Calegari, Apollo Negri e al bassista Edo Giovannelli, troviamo i nuovi ingressi di Marco Barbieri alla batteria e soprattutto la novità più evidente, ossia Monica Sardella alla voce, uno dei punti di forza del ‘nuovo’ cigno elettrico (oltre che della band “madre” Wicked Minds, della quale Monica fa parte dal 2010). Le coordinate sonore sono sempre le stesse, manca forse quel tocco di ruvidezza che potevano dare le vocals di Luca Rancati, ma la scrittura del gruppo si è mantenuta ad alti livelli, guadagnando forse in termini di armonie prettamente psichedeliche.”Swirl in Gravity” è il roccioso incipit Heep/Purple nel quale i cinque sfogano la loro rabbiosa classe, e oltre alle solite ‘sicurezze’ rappresentate dalla chitarra di Lucio e dalle tastiere di Paolo, a mettersi in evidenza è la voce ispirata e decisa di Monica. Le seguenti “Lonely Skies” e “End of Time” valgono già da sole l’album intero: due formidabili brani che riaccendono la passione sottotraccia del quintetto per Quatermass e Lucifer’s Friend, amalgamandola con esperienze contemporanee quali potrebbero essere i titanici Siena Root. Proseguendo con l’ascolto, l’incipit melodico dell’heavy bluesy di “Wicked Flower” si inasprisce sino a scorrere tra sentieri acidi e tumultuosi, mentre il riff killer di “Ride on Another Sun” ci riporta al tempestoso platter di quattro anni prima. L’apertura doomy di “Garden of Burning Trees” disvela il brano più progressivo del lotto, che oltre ad offrire innumerevoli cambi di umore rimarcati da preziose jam, viene arricchito dal sax del leggendario Clive Jones. Dopo l’ispirata energia di “More Over”, l’album è chiuso infine dalla robusta introspezione atmosferica di “Drag My Mind”. Un altro lavoro ineccepibile.
Roberto Mattei