FLEVEN – The Wreck Of You

Si può realizzare un disco che coniughi sound post-Qotsa (ossia indurendo debitamente lo spazio lasciato da Homme e soci) con il grunge (e derivati) mantenendo coesione e ponderando il groove al punto giusto? La risposta è affermativa se a farlo sono i Fleven, uno dei gruppi di punta della Uk Division (Soul Of The Cave, Illogo, Inkarakua, Lost Moon, giusto per rimanere tra gli italiani) che col primo album sembrano già pronti a sbaragliare i troppi indecisionismi che minano la linea di fuoco tra “duro” stoner rock e alternative.Difatti “The Wreck of You” lascia pochi dubbi al riguardo, e fa intendere come i Fleven preferiscano produrre un variegato caterpillar senza tanti fronzoli: complice magari anche l’eccellente produzione, l’ascolto non lascia decisamente tregua. Evidentemente i Fleven hanno alle spalle anche ascolti di nuovo metal, stante la continua ricerca dell’impatto in questi 40 minuti, nei quali l’energia esecutiva è accompagnata da sofisticate melodie; non parliamo di prog-psych, ma il risultato è decisamente molto buono, e anzi per il gruppo laziale si potrebbero spalancare orizzonti più vasti e immaginifici.
Per il momento va benissimo così: l’apertura è per “Peyotl”, durissimo trance rock allucinato con numerose, fluide variazioni e chorus vincenti; lo stile rimane quello Qotsa/Foo Fighters ma l’aggressione sonica è nettamente spostata verso uno stoner d’assalto, e stessa sorte trova “A Crack in The Room”, ben strutturata e dinamica, con gran lavoro della ritmica.
“Mr. Marmalade” salpa con un riff serpeggiante per poi incanalarsi in un angoscioso trip stoner/grunge potente e oscuro, e in “Learn To Listen” il pesante clangore iniziale viene poi sviluppato nel solito devastante pezzo con le vocals acide di Skammy che danno il valore aggiunto. “Sinister Inc.” fuga i dubbi sulle radici hard del gruppo, che ripudia scappatoie verso il rock di maniera quando si tratta di produrre brani accattivanti, e “Be A Slave” potrebbe essere un pezzo sintomatico dell’era successiva all’uscita di “Songs For The Deaf” (sempre considearandone il lato heavy).
“The Wreck of You” condensa un po’ tutte le caratteristiche di quest’omonimo platter: sospensioni ritmiche in avanscoperta per dare spazio a vocals post-grunge, racchiuse in un’armatura stoner che esplode con livore e melodie quasi progressive. Se togliamo la grassezza delle chitarre, “You Won’t Understand a Thing” è legata allo storico grunge, però è efficace nell’aprirsi una sua direzione senza impantanarsi, e “Throw Me Down” è decisamente debitrice dei Qotsa, ma emerge per il tocco personale e la combattività che i Fleven impartiscono all’esecuzione.
Infine in “Stop It” si chiama in causa anche la violenza dello stoner metal, Motorhead e Mondo Generator, tanto per chiarire che “The Wreck of You” non doveva finire con una ballata sinfonica.
Quest’album è un’incudine rock e i Fleven sono decisamente superiori a troppi derivati e ibridi: una bella lezione.

Roberto Mattei