Föllakzoid – I

“Siamo parte di una trance collettiva”: così Domingæ García-Huidobro, chitarrista dei cileni Föllakzoid, definiva il senso d’appartenenza del suo gruppo in un’intervista concessa a The Quietus. Sono passati più di quattro anni da allora e I, quarto album in studio della formazione sudamericana, porta alle estreme conseguenze il concetto musical-ritualistico della band.

I Föllakzoid non conoscono le conseguenze del loro sound. E se le scoprissero, le ignorerebbero volutamente. Sono una molecola di un flusso sonoro universale. Sarà perché amano scrutare i cieli del deserto di Atacama o perché, ripetono divertiti, in certi luoghi magici del Sud America, come l’osservatorio di Cerro Llano de Chajnantor, è possibile sperimentare una forza gravitazionale che mette in dialogo direttamente con altre dimensioni.

A differenza dei precedenti lavori, I è stato registrato nel corso di tre mesi in sessanta sessioni diverse, divise per strumento (chitarre, basso, batteria, sintetizzatori) e poi assemblate dal produttore tedesco Atom™ (che per l’occasione ha suonato un Korg elettronico usato in passato dai Kraftwerk). Un lavoro di de-costruzione che aggiorna la lezione kraut di Neu!, Cluster e Popul Vuh ad un approccio electro techno minimalista.

Strato per strato, i quattro lunghi brani di I (l’impalcatura è rigorosa e geometrica: le tracce durano 17 e 13 minuti ciascuna, per un’ora esatta complessiva) sono apparentemente irrazionali. In realtà celano una circolarità che invoglia chi ascolta a lasciarsi andare, a dimenticare il principio di realtà e la coscienza morale ed immergersi nell’energia vitale, nel godimento delle pulsioni.

Un puzzle psichedelico nel quale rimettere insieme i pezzi significa prostrarsi al ritmo danzereccio dei motorik beat, inseguire le percussioni ficcanti e ossessive, farsi ipnotizzare da synth liquidi e rarefatti, ritrovare suoni che sembrava di aver già ascoltato nei brani (o in vite) precedenti.

I è un disco quasi impossibile da descrivere o raccontare seduti davanti ad un computer. La musica dei Föllakzoid ha raggiunto uno stato di consapevolezza allucinatoria tale da ridefinire il paradigma della composizione e del rapporto musicista-ascoltatore. La band cilena “depura” il superfluo e scompare letteralmente nel proprio suono, e noi con loro. Un album da ascoltare insieme a Two dei nostri Throw Down Bones: musica dentro la quale è un vero piacere perdersi.

Alessandro Zoppo