FU MANCHU – California crossing

Sette album sulle spalle, dodici anni di onorata carriera, line up in continuo mutamento ma i Fu Manchu rock’n’rollano ancora come poche band americane. I muri di fuzz e le distorsioni ultraheavy degli esordi (almeno fino al terzo, consigliato ‘In Search Of’ ) sono ora un ricordo lontano e se il precedente ‘King Of The Road’ aveva deluso i fans di vecchia data, con questo nuovo album la band di Scott Hill sembra aver ripreso lo smalto di una volta.
In questa occasione siede al banco regìa Matt Hyde, già al lavoro con gente dal suono inconfondibile come Porno for Pyros e Monster Magnet, e il tocco si sente. California Crossing scivola lungo undici tracce letteralmente viaggianti a rotta di collo tra istantanee in fortissimo odore di America senza con ciò appiattirsi sullo stereotipo sonoro da band mtv usa-e-getta.

Le idee in questo disco non abbondano, bisogna ammetterlo, le canzoni sono semplici e dirette, tutte con un buon piglio, e mai (troppo?) scontate.
Il cordone ombelicale con il precedente lavoro si mantiene con un paio di teenage rock songs come Hang On e Thinkin’Out Loud, sinceramente minori rispetto a brani di altra pasta come Bultaco che ospita Keith Morris dei Circle Jerks alle voci, Separate Kingdom e la stessa title-track, tre esempi in cui i Fu Manchu mantengono inalterato il loro marchio di fabbrica.

Impossibile per finire non citare la strumentale sabbatthiana The Wasteoid, di certo il pezzo più inatteso dell’album con tanto di assolo di batteria dell’inconfondibile Brant Bjork nel bel mezzo.

Le assolate highways sono interminabili e finiscono per assomigliarsi tutte ma chi almeno una volta non vorrebbe lasciarsi andare al puro piacere di avere vento in faccia, una mustang decappottabile sotto le mani ed una strafiga al lato? Niente facili promesse ma solo un consiglio, ascoltatelo ‘California Crossing’, ritroverete un band sulla buon strada del recupero definitivo.

Francesco Imperato