FUNNY DUNNY – Things Have Changed

E’ stato forse solo nel 2005 con l’omonimo Ep che i Funny Dunny hanno acquisito rinomanza fra gli appassionati e la stampa di settore, ma in realtà la storia del combo irpino – totalmente consacrato al garage sixties – parte almeno dieci anni prima, quando Giulio Laudadio (basso) e Renato Reduci (chitarra) danno libero sfogo a tutto il loro amore per il garage rock, il rock’n’roll, il rhythm’n’blues, il soul e la psichedelia, dapprima coi classici del periodo (Pretty Things, Rolling Stones, Seeds), poi addentrandosi nella scoperta dell’underground con i vari Shags, Mascots, Renegades, Wipers, Chocolate Watchband. Successivamente hanno palesato interesse per i revival garage e punk anni 80, attraversando anche fasi di instabilità nella formazione, ma questo non li ha certo fermati nella loro costante attività, quando finalmente la line-up si stabilizza, oltre che su Giulio, sui chitarristi Renato Pagliuca e Marcello spinella, il batterista Bruno Di Falco e il cantante Sal (gia’ coi The Bulletz).Il full-lenght su vinile “Things Have Changed” dà forma compiuta al totale retro-trip che scaturiva dal mini precedente, proponendo 11 infiammabili pezzi: vengono risuonati i cavalli di battaglia “Lost Love”, “Eastern Girl” e “Hey Boy”, e alle due cover (“Talk Talk” dei Music Machine e “Stroll on” dei The Burlington Express) si aggiunge quella dei The Zipps, “Kicks & Chicks”, oltre alle nuove “Mirror”, “No Triad”, “Mr.Lamp”, “Things Have Changed” e “Tiny Fairy”. L’attitudine e il feeling sprigionato è neanche a dirlo rimarchevole, tanto che questo platter risulta perfettamente fuori dal tempo e fa la barba a tante sciocche produzioni senz’anima attuali, moderniste e siderurgiche; i brani sono mediamente molto tirati, corposi e iridescenti quanto basta, e i Funny Dunny offrono un paradigma sonico del garage-psych più puro, quello pre-hard rock intinto di acido, con gia’ alle spalle le pastoie del beat e che a suo modo poteva considerarsi la pietra filosofale di un’epoca. Aprite la bellissima copertina e ascoltatelo di getto, come si faceva una volta tra luci glitterose, silhouettes femminili e orgasmi rock’n’roll, alla fine se ci pensate cosa dovrebbe offrire di più?

Roberto Mattei