Glincolti – Glincolti

La Go Down Records non smette mai di stupire. Realtà indipendente che accoglie da buon padre di famiglia reietti stoner, garage, psichedelia, rock’n’roll e ritorni vintage ai 60 e 70, stavolta vira verso un progetto che sorprende per stile e attitudine. Parliamo de Glincolti, “indigeni locali veneti” che da un paio d’anni compiono scorribande musicali sul territorio nazionale.

Nati nel 2007 per volontà di Alessandro Tedesco (chitarrista, ex OJM) e Roberts Colbertaldo (batteria), debuttano nel 2009 con l’autoproduzione “Visti & Imprevisti” e giungono nel 2011 alla formazione definitiva che include Alberto Piccolo (chitarra), Alessandro Brunetta (sax, organo, armonica) e Andrea Zardo (basso). “Glincolti” è il loro secondo album e vede la collaborazione prestigiosa di Enrico Gabrielli (Calibro 35, Afterhours, Mariposa) al flauto traverso, organo, clarinetto basso e percussioni.

Il risultato è un calderone colorato, magmatico e libidinoso dove confluiscono funk acido, progressive, rock blues fumoso, fusion iper cool e country psichedelico. In brani superbi quali “Relitto fantasma”, “Spettinati” (ospite alla chitarra Federico ‘Jek’ Iacono) e “Condotta zero” sembra di ascoltare un’insolita jam tra Weather Report, Perigeo, Rory Gallagher, Napoli Centrale, John Mayall e Area. Bizzarro, dal fascino a dir poco seducente.

I modi psych e gentili di “Colpetti” si scontrano con quelli oscuri, quasi apocalittici di “Apatia metropolitana”; “Cavalli di razza” gioca tra slapstick e western, divertendo e rilassando come “Un pomeriggio da naturalista”, passaggio clumsy e stiloso in cui Carlos Santana (già evocato nei tramonti sonori di “Sud America”) si materializza chitarrista di Deodato. O special guest dei Goblin, fate un po’ voi.

Tredici brani che scorrono avvolgenti, melodici, sorprendenti, coraggiosi. Glincolti sono un’autentica rivelazione: musica ideale per alzare il didietro dal divano e iniziare a muovere il piedino.

Alessandro Zoppo