HALF MAN – Red herring

La bio degli Half Man è travagliata quanto quella di pochi altri gruppi. La band svedese si è formata nel 1987 ma solo nel 1999 ha esordito con un disco autoprodotto, “The Complete Field Guide for Cynics”. La sua uscita suscitò sorpresa ed interesse perché suonava rock come nessun altro disco di allora, più orientato nel ricreare il muro sonoro alla Kyuss che nel rielaborare con personalità la tradizione sempreverde dell’ heavy psichedelic blues.Agli Half Man si interessarono diverse etichette ma la spuntò l’italiana Beard of Stars che licenzia ora il secondo Red Herring per la gioia degli amanti dell’ hard rock intriso di blues e arricchito di sfumature psichedeliche e prog.

Rispetto a “The Complete….” il sound si è fatto più roccioso e definito, molto più in linea adesso con le sonorità dei Cream e dei Free, (quindi brillantezza e pulizia che non vanno a discapito dell’impatto, niente distorsioni troppo ‘grosse’ e cupe), i riff sono quelli standard del rock ma suonati con una freschezza che spazza via immediatamente qualsiasi odore di muffa. La prova sta in brani come Pigs in Space, incentrata su un classico riff (e che riff!) rock cadenzato e pesante (fondamentali in questo come in tutto il disco sono il basso egregiamente distorto e la batteria puntuale), sviluppata con parte centrale schiettamente progressive e finale tirato.

L’anima blues viene prepotentemente a galla con Sugar Mama che avrebbe fatto arrossire di invidia la regina Janis Joplin quanto a soulness, e con i due minuti a cappella del traditional Same Thing On My Mind dove la voce di Janne Bengtsson da la prova definitiva di aver imparato molto bene la lezione di robuste ugole soul quali David Coverdale e Leslie West; le evoluzioni psichedeliche della strumentale Departed Souls e il sapore freak di Willy the Pimp by Frank Zappa, qui perfettamente ricreato da una acida armonica a bocca, chiudono questo assaggio di parole che consiglio siano seguite dall’ascolto, che è cosa più importante.

“Red Herring” quindi conferma la band svedese come uno dei migliori act europei nel loro genere e lascia un segno nell’evoluzione dell’heavy blues del nuovo millennio.

Francesco Imperato