HEAVY LORD – The holy grail

Olanda, terra dei sogni. È ormai tornata la visione orange, l’esplosione di una musica forte e magmatica, che trova nei Paesi Bassi uno dei suoi territori d’elezione. Se però negli anni ’90 era stata la psichedelia heavy di fantastiche band come 35007, 7Zuma7, Beaver e Celestial Season a farci esaltare, oggi sembra esserci un cambiamento di rotta. Non più stoner tirato e lisergico ma doom sì psichedelico, ma anche dannatamente ossessivo e pesante.Dopo la sorpresa Toner Low torniamo infatti a meravigliarci con gli Heavy Lord, il cui nome è tutto un programma. Un possente dio del doom che nulla concede al lato peccaminoso e onirico dell’Olanda ma inonda le nostre orecchie di un suono feroce, titanico, gigantesco. Vengono in mente gli Electric Wizard, gli Sleep, qualcosa degli Yob. Ma è giusto per dare delle linee di percorso, perché l’abilità dei quattro è davvero elevata. Se non fosse per qualche pecca nelle parti vocali e per la registrazione a volte poco incisiva, qui ci sarebbero già tutti i presupposti per una band da amare e osannare.
L’incipit funereo della title track è qualcosa di malefico, un assaggio per prepararci al viaggio che ci attende. “Dopesmoking days” è la prima perla: heavy doom stordente, ad alto voltaggio psicotropo, dominato dalle chitarre mastodontiche di Jeff e Wes e da una suadente melodia vocale che si insinua subdola nel cervello. Stesso schema usato per “Baphomet’s march”, andamento soffocante che si imprime in mente fin dal primo ascolto. “Magician of black chaos” è invece psycho sludge doom da panico metropolitano, le ritmiche accelerano (ottima la coppia formata da Steve – basso – e Wout – batteria -) e le nostre residue speranze di salvezza vengono sepolte sotto una coltre di riff funerei e feedback angoscianti. “Gods of doom” è l’omaggio agli dei del destino, un brano da amare come si fa con una “Funeralopolis” di memoria Electric Wizard. Passaggio conclusivo verso i 22 minuti di “F.T.S.S.”, consacrazione/immolazione al sigillo nero del DOOM, un percorso di salvazione che passa per il martirio, dove le vocals lancinanti del sacro cerimoniere Steve (direttamente dai Thee Plague Of Gentleman) sanciscono la definitiva fine di questo buio trip.
Attenzione a dove mettere le mani, la materia degli Heavy Lord è bollente e pericolosa. Come raccomandato dalla band stessa, Heavy Lord plays ULTRA LOUD.

Alessandro Zoppo