HIGHWAY CHILD – Sanctuary Come

A distanza di un anno dall’esordio ‘On the Old Kings Road’, tornano i danesi Highway Child con un nuovo disco. ‘Sanctuary Come’ conferma il gruppo di Copenhagen come una delle promesse di casa Elektrohasch, etichetta sempre pronta a sostenere chi fa dei suoni retro il proprio pensiero. E i quattro non si tirano certo indietro quando si tratta di rispolverare composizioni imbevute dello spirito degli anni 60 e 70, melodie a presa rapida, aggraziati riff di chitarra e ampie dosi di rock psichedelico. Nonostante durante l’ascolto si abbia la netta sensazione che la vera dimensione degli Highway Child sia quella live, i dieci brani dell’album sono davvero gradevoli, tra doverosi “tributi” ai Beatles (“In the End”, la title track), ondeggianti blues tinti di garage e soul stile Small Faces (“Once Is Once Too Much”) e vellutati passaggi acustici (“Dead Girl”).A colpire sono la bella voce di Patrick, delicata e pastosa, ed il lavoro di Paw alle chitarre, ottimamente sostenuto dalle ritmiche di Andreas (batteria) e Christian (basso). Sulla graffiante “Turn Me On” c’è persino l’ospitata del ‘padrino’ Lorenzo direttamente dalla casa madre Baby Woodrose, come a voler porre un legame stretto tra melodia e fuzz. Lo stesso filo rosso che ci accompagna tra i tocchi di Fender Rhodes di “When the Sun Burned the Ground” ed il riff selvaggio che marca a fuoco “You You You”. “Take You Down” è un manifesto che coniuga alla perfezione Rolling Stones e The Stooges e prepara al gran finale di “Born On the Run”, bozzetto acustico che si apre in una sorprendente ghost track, che ovviamente non stiamo qui a svelare.
Come è stato detto in occasione della loro esibizione al festival di Roskilde, “a new rock’n’roll darling is born”. È proprio il caso di confermarlo.

Alessandro Zoppo