HOT LUNCH – Hot Lunch

Hot Lunch è un quartetto che giunge da San Francisco, nato dalle ceneri dei Parchman Farm. Chiaramente quando si menziona la metropoli californiana nell’immaginario collettivo la mente non può che correre alla seconda metà dei 60’s, una delle più grandi ed importanti epopee del rock. La psichedelia che proprio nella Bay Area si sviluppò grazie a nomi eclatanti quali Grateful Dead, Jefferson Airplane, Quicksilver Messenger Service e tanti altri che spesso giungevano da altrove ma finivano poi a Frisco, autentico epicentro della cultura hippie, dei mille colori, degli acidi e del rock lisergico.Gli Hot Lunch non possono essere definiti prettamente psych, pur incorporando elementi acidi nel loro stile. La band propone infatti un sound che sembra più vicino ad un altro storico periodo, ovvero il Detroit style che lanciò in orbita autentiche heavy stars quali MC5, The Stooges e Amboy Dukes. Altre formazioni che sembrano aver influenzato l’act statunitense sono certamente i Sir Lord Baltimore, i Cactus, i Grand Funk Railroad, i Blue Cheer ed in certi frangenti anche i Led Zeppelin.
L’album fila via che è un piacere riff dopo riff, ed è il caso di dirlo: questo lavoro è un inno all’altare dei riff, ben sostenuti dalla sezione ritmica tritatutto, specialmente la batteria che sembra essere posseduta dallo spirito del compianto John Bonham.
Gli Hot Lunch non inventano nulla di nuovo, ma ciò che fanno lo eseguono dannatamente bene e con una certa dose di onestà. La pretesa – se esiste – è quella di omaggiare e ringraziare le grandi band del passato. Consigliato quindi a chi ha i Seventies nel cuore ma anche a chi apprezza realtà odierne quali Kadavar, The Shrine, Admiral Sir Cloudesley Shovell e Amplified Heat. Per la serie: proto is the law!!

Antonio Fazio