HYPNOS 69 – The intrigue of perception

Sempre attenta al panorama underground e a getto continuo nelle uscite, la Elektrohasch di Stefan dei Colour Haze raramente sbaglia sul piano della qualità. Lo conferma questa ennesima produzione, “The intrigue of perception” degli Hypnos 69. Band belga con due dischi già all’attivo (“Timeline traveller” e “Promise of a new moon”), nata come power trio (Steve – chitarre, voce -, Tom – basso, tastiere -, Dave – batteria -) ed evolutasi in quartetto con l’ingresso in line up di Steven (sax, hammond, mellotron). Un’aggiunta che ha arricchito la verve del gruppo, nell’eterogeneità dei suoni quanto nello spettro sonoro proposto. È da poco uscito il nuovo lavoro “The electric measunre”, dunque ne approfittiamo per analizzare il loro percorso precedente.Gli Hypnos 69 sono dei veri istrioni, amano spaziare nei generi senza mai fossilizzarsi su una sola/solida struttura. Passano con agilità dal progressive allo space rock, dall’heavy psych al classico hard rock, con calma, naturalezza, nessuna confusione. E lo fanno risultando anche discretamente originali, aspetto che in un campo così vintage risulta fondamentale. Lo si intuisce fin da subito, quando il sax tagliente di “The endless void” apre le danze. Una versione acid rock dei King Crimson che scuote e stuzzica la fantasia.
Gli scenari ruvidi eppur sognanti che aprono brani come “Third nature” e “Twisting the knife” sono altra prova di grande duttilità, così come la splendida melodia che contraddistingue un piccolo gioiello del calibro di “Good sinner, bad saint”. Pink Floyd, Gong, Monster Magnet, Motopsycho sono alcuni dei riferimenti principali dei quattro, attenti però nel non varcare mai la soglia sottile che divide esecutori impersonali e appassionati musicisti che hanno davvero qualcosa da dire. La title track ce ne dà prova definitiva: una mini suite divisa in quattro parti che fa esplodere tutta la creatività degli Hpynos, capaci di travolgerci di colori ed umori magnifici, alfieri di una nuova psichedelia progressiva che in realtà non è mai morta dentro e fuori di noi.
Le spinte lisergiche che chiudono “Absent friends” sono l’ennesimo viaggio in un vortice d’energia che evoca antiche sensazioni mai sopite. Hypnos, il dio del sonno e del subconscio. 69, segno di equilibrio e stabilità. Un sogno che si materializza grazie alle note di “The intrigue of perception”.

Alessandro Zoppo