INTER ARMA – Sky Burial

Dopo tre anni– ed il passaggio ad una major come la Relapse – ritornano gli americani Inter Arma con il loro sophomore album, intitolato “Sky Burial”. La ricetta presenta uno sludge a tinte southern contaminato da elementi black, doom e post-metal, sulla scia di gruppi come Thou e Kowloon Walled City. L’opener, “The Survival Fires”, mette subito le cose in chiaro: un black metal anfetaminico e spaziale interrotto solo da un breve interludio per riprendere la sua corsa a folle velocità nel finale. “The Long Road Home” – introdotta dall’intermezzo acustico “The Long Road Home (Iron Gate)” – è il pezzo epico del lotto. Un incedere sommesso nella parte iniziale lascia spazio a una chitarra che diventa sempre più padrona del brano ricamando un solo a forti tinte oniriche e romantiche. Ma nel finale il sogno finisce e ritorniamo nella realtà, colpa dello schiaffo che ci da la sfuriata black che chiude la canzone.Una batteria sbilenca ci conduce nel principio di “‘sblood”: al loro ingresso le chitarre indugiano, si fermano, ripartono e creano atmosfere con dei droni liquidi intermezzati dalle urla infernali del cantante. “Westward” è il classico modello di sludge/post-metal atmosferico, incentrato su un riff portante di chiara matrice southern quasi EHG. “Love Absolute” è un breve intermezzo acustico che ci introduce all’ultima canzone, la title track “Sky Burial”. Dall’alto dei suoi tredici minuti si propone come un compendio di ciò che fin ora i ragazzi della Virginia ci hanno detto in questo loro lavoro. Sicuramente il momento maggior riuscito del disco, quello dove le istanze sludge si fondono con le atmosfere tipiche del post-metal e con l’aggressività e la psichedelia del black metal moderno.
“Sky Burial” è un disco di pregevole fattura e di buona personalità, sempre in bilico tra aggressività e riflessione, e fa prevedere un futuro roseo agli Inter Arma.

Giuseppe Aversano