Jesu – Lifeline
Un EP. Un mini album che nei suoi 23 minuti dice molto di più rispetto ad album dalla durata considerevole ma vuoti emotivamente. “Lifeline” è l’ennesima gemma di Jesu ovvero Justin Broadrik, artista che pare avere trovato la sua dimensione sonoro/emozionale in un limbo dove s’incontrano ed incastrano la dolcezza dello shoegaze/dreampop e la pesantezza di certo post doom rock.
Dolcezza e pesantezza, due termini apparentemente in antitesi fra loro, ma non vi sono altre parole per descrivere i quadri sonori dipinti dal nostro. L’iniziale titletrack e la seguente “You Wear Their Masks” altro non sono che due meraviglie shoegaze doom, presentandosi con muri di chitarre sotterranee, andamenti ipnotici, atmosfere oniriche, voce sommersa/impastata nel tessuto sonoro ed un malinconico spleen di fondo che si vorrebbe non ci abbandonasse mai.
“Storm Comin’ On” presenta come ospite Jarboe, ex vocalist degli Swans e i risultati sono grandiosi (una prima parte acustico/tribale alternata ad una seconda di feroce industrial rock), così come ottima è la conclusiva “End of the Road”, col suo perenne contrasto fra durezze chitarristiche (notevoli le splettrate acustico/arpeggiate) ed armonici synths.
Un artista, Justin, che del passato Godflesh sembra non voglia, fortunatamente, liberarsi del disagio di fondo, base della musica dei Jesu, ma che il nostro ha imparato ad incanalare attraverso altre vie sonore.
Se nei Godflesh l’amarezza e la malinconia erano la “scusa” per produrre un pesantissimo e negativo industrial metal, oggi queste due sensazioni servono a concepire una musica dall’altissimo impatto emotivo. Un artista, Justin, la cui abilità compositiva ed emotiva pare non avere limiti: non osiamo immaginare cosa saprà regalarci in futuro.
Marco Cavallini