JESUS FRANCO & THE DROGAS – Get Free Or Die Tryin’
La Valvolare di Jesi oltre ai noise-post rockers Guinea Pig, Bhava e Lleroy, ha nel carniere anche gli scatenati Jesus Franco & The Drogas, quintetto di garage-r’n’r guidati dal cantante Refo e completato da una formazione di elementi provenienti dalla scena underground anconetana (i già citati Guinea Pig, Butcher Mind Collapse, Lush Rimbaud, Ego, Laundrette e Newlasermen). L’etichetta marchigiana sembra puntare parecchio sull’exploited-attitude dei nostri – a tratti sembra di assistere alla colonna sonora delle pellicole di Russ Meyer – e la foga contenuta in “Get Free Or Die Tryin” potrebbe in qualche maniera ripagarne gli sforzi; i nostri infatti colpiscono nel segno con la loro mistura di Beefheart, Gun Club, Sonics e Dirtbombs, alla quale si aggiungono spolverate di surf (soprattutto), southern, Cramps e rockabilly che rendono il più appetibile possibile 10 pezzi voluttuosi e schizoidi. Si tratta di revivalismo ad oltranza eseguito con gusto, a partire dalla beffarda “Honolulu Baby”, un trascinante surf rock senza sbavature. Gli ispidi garagismi di “Kaifa’s Scream” e “Nazi Surfers Must Die” anticipano gli episodi migliori, ossia le ingiallite allucinazioni di “Kung Fu” e soprattutto la selvaggia “Yeti”, convincente brano psychosonico ad alto voltaggio, che potrebbe ricordare i tardi MC5 suonati da un gruppo punk 77.Brani come “Mompracem” e “Zombie Polka” sono nella media senza sfigurare, mentre altri come “Bagarella Colt”, “Antropophagus” e “Tobor” continuano a pestare duro proponendo una variante psicotica di indiavolato pub-rock, con tutti gli annessi e connessi.
Nel complesso un buon esordio che scaccia noia e sbadigli e nel quale non mancano tourbillon di scintille e trovate anticonvenzionali, anche se non tutto il disco è proprio esente da didascalismi.
Nella zuppa sono ammollati B-movies, refrain sixties e massiccia energia: un pentolone di istrionismi e travolgente rock’n’roll delle origini, perciò non resta che servirvi.
Roberto Mattei