JOHN MCBAIN – The In-Flight Feature
La chitarra dei Monster Magnet s’infiamma e prende vita da sé, in una danza strumentale di psichedelia e sonorità lisergiche. È proprio questo il fulcro di ‘The In-Flight Feature’, un flusso di coscienza costellato di synth, chitarre e suoni caldi, avvolgenti, frutto delle numerose esperienze di John McBain, perennemente immerso tra Desert Sessions, progetti e collaborazioni.Un album quasi vellutato, che scivola nelle nostre vene senza stridori. Un lungo viaggio tra paesaggi sconfinati e polvere, tra sole e calura.
Imbocchiamo la strada con ‘The Underwater Pornographer’s Assistant’, il signor McBain ci porta dritti dritti alla polpa del suo lavoro creando paesaggi emozionali già dal primo pezzo. L’intermezzo di ‘Vimanas Over Nob Hills’ vale da casello autostradale, con l’unica differenza che il paesaggio dopo di esso non è grigio e monotono, ma vivido, a tratti sussurratamente cantato ma che lascia comunque la musica e le brulicanti sonorità in primo piano, fra assoli e riff pungenti: è ‘In Santiago Airspace’, pezzo incalzante che rende il disco sempre più vivo, ispirato. L’approccio a ‘The In-Flight Feature’ non sarà quindi difficile: un po’ come guidare, che una volta che ci hai preso la mano fili liscio e senza titubanze.
I dieci minuti della terza traccia scorrono e preparano il terreno all’impaziente ‘Centaur of the Sun’, conducendo l’orecchio a sonorità di stampo pinkfloydiano. È un abbandono dei sensi, un piede sull’acceleratore e l’altro, battendo il ritmo, a riposo sul tappetino velato di polvere rossa. E poi d’un tratto scende la sera, le mani ancora sul volante, qualcosa inizia a mutare, a farsi più lento e ovattato. Vene space rock affiorano sposando suoni elettronici, ‘Motherboard’ segna il crepuscolo, mentre ‘Hubblebubble’ ci accompagna alla sera passando attraverso psicosi barrettiane, in un vortice di suoni che inseguono la coda di una spirale eccentrica.
Passando per il caos di ‘VS 666’, John McBain trasporta le nostre emozioni ad un paesaggio nostalgico, sulla via del ritorno riassaporiamo l’andata e ‘Metronomicon’ fa da colonna sonora, introducendo la rumoreggiante e ronzante ‘Fog Machine’.
E il cerchio si richiude, splendido e lucente, lasciandoci nella mente ambienti mozzafiato, da rievocare attimo dopo attimo anche dopo la fine del disco.
Annet