JOHNFISH SPARKLE – Flow

Inutile perdersi nei mille rivoli dei riferimenti musicali dinanzi ai Johnfish Sparkle, gruppo della provincia di Teramo giunto con questo “Flow” al traguardo del secondo disco. D’altronde l’ala protettiva della svedese Transubstans Records (costola hard blues retrò della Record Heaven) parla da sola. Dopo l’esordio omonimo del 2008, la band formata da Al Serra (chitarra), Dave Perilli (basso), Rob De Carlo (batteria) e Maurizio Morganti (voce) ci offre dieci tracce che spaziano con saggezza dall’hard rock classico al blues, dall’acid rock a tutte le sfumature e le derivazioni Sixties e Seventies che tra 1966 e 1972 hanno marchiato (e cambiato) la storia della musica pop.”Flow” è un album che scorre liscio come l’olio, carico di sapori vintage e sapienza tecnica. Il buon gusto nelle composizioni bilancia una vibrante ispirazione nel comporre un puzzle che da vagiti proto heavy giunge sino a dinamiche e ruspanti divagazioni southern. Nonostante l’iniziale “Hard Times Goin’ On” sfiori il plagio targato Black Crowes, si tratta di un hard blues torrenziale e fiammante dalle notevoli cadenze soul. Un potenziale singolo radiofonico (come fu a suo tempo “Remedy”, appunto…) e come si rivela anche l’ottima “Not Alone”. “Benzai-Ten”, “The Traveler” e “Crazy Lady” spingono maledettamente sul groove, “Downhill Blues” è chiaro nei suoi intenti sin dal titolo (cadenze zeppeliniane comprese), mentre “Gaudì’s Run” è un azzeccato bozzetto acustico.
“Spiral Confusion” accentua la componente psichedelica, sempre con una certa edulcorata educazione strumentale, comunque ineccepibile. In realtà è proprio questa perfezione formale la vera pecca del disco: troppo perfetto, troppo lineare. Manca quella sporcizia necessaria a rendere infuocata l’interpretazione del genere. Detto questo, urge ulteriore professionalità nell’invio del materiale stampa (nel 2012 è inaccettabile una copia promo con CD-R e fotocopia della copertina). Limati questi difetti, i Johnfish Sparkle si potranno certamente porre come nuovi alfieri del rock nostrano. Quello vero: per gli amanti di Led Zeppelin e Free come per filologi che riesumano Toad e Black Cat Bones.

Alessandro Zoppo