JOHNSON NOISE – Undine

Avevamo già avuto modo di parlare dei Johnson Noise dopo la ristampa del loro disco di debutto da parte della sempre attenta Nasoni Records. Oggi il trio tedesco torna prepotentemente in pista con un lavoro, “Undine”, che si presente avvincente sin dalla copertina (bellissimo lavoro grafico di Kiryk Drewinsky). Il sound del gruppo rimane infatti avvolto da una incandescente cappa psichedelica, un fumante magma heavy psych che apre il cuore ed espande la mente verso nuovi orizzonti lisergici.
Vista la totale attitudine anni ’70, la scelta dell’edizione in vinile (limitata a 500 copie) fa sì che il disco stesso sia strutturato come una delle vecchie perle della musica psicotropa dei seventies. Le composizioni vertono principalmente su lunghe jam dilatate, condotte dalla voce sgraziata e dalla chitarra indemoniata di Florian Fisch Schmidt. Chris Schwartzinsky (batteria) e Jurgen Grunz (basso) costruiscono invece l’impalcatura ritmica con compattezza e visionario dinamismo.

Il lato A si apre con “Soundwaves”, scossone elettrico di stampo Hawkwind che lascia subito campo agli oltre dieci minuti di “Virutal reality”, jam narcolettica che ci trascina su polverose strade cosmiche con i suoi cambi di tempo e le sue sterzate hard. Chiude la prima facciata un altro colosso psichedelico, “Undine’s sister”, liquida divagazione strumentale condita di wah-wah graffianti e ritmi percussivi che ammaliano come non mai.

Il lato B prosegue sullo stesso sentiero: “Aquarius blues” è infatti un heavy blues stravolto e drogato, quasi esasperato nella sua infinita, sospesa lentezza ed estatico come una visione indotta dall’LSD. Più breve anche se non meno psichedelica è la successiva “Dark days”, song il cui piglio oscuro si contrappone all’atmosfera onirica creata dalle chitarre. Come sigillo finale non poteva mancare una sorpresa: questa volta giunge da “Trouble every day”, cover pescata da “Freak out!” di Frank Zappa e resa con la stessa corrosività caustica ed irriverente.

“Undine” è dunque un album dall’alto gradiente acido, lontano dallo stoner nel senso canonico del termine ma molto affascinante per ogni cultore dell’heavy psych che si rispetti. Prima di arrivare fino a Berlino per vederli da vivo speriamo di goderceli al più presto qui in Italia.

Alessandro Zoppo