La copertina di Into the Outside dei Josiah

Josiah – Into the Outside

Un altro attacco vintage al nostro povero cuore nostalgico è l’essenza del nuovo disco dei Josiah, autentica sorpresa heavy groovy rock del nuovo millennio. Ci avevano stupiti con il loro album di debutto, un tributo sentito e partecipe all’hard sound dei Seventies.

Oggi tornano ancora più carichi ad inondare le orecchie degli appassionati di stoner e affini con “Into the Outside”, vera delizia per tutti i cultori delle pastose sonorità psych rock. Riverberi, fuzz e wah-wah in quantità industriali, melodie azzeccate e una compattezza di fondo sono la base per un disco validissimo come questo.

Il problema semmai è l’attitudine totalmente retro dei tre ragazzi inglesi: se il loro modo di comporre e suonare affascinerà più di un patito di questo genere, chi cerca innovazione, sperimentalismi o semplicemente una ventata d’aria fresca dovrà stare alla larga dal cd. Brani come la scatenata “Turn It On”, la travolgente “The Scarlatti Tilt” (con un bellissimo chorus che entra immediatamente nella mente) o l’assatanata “Sweet Time” sono la riprova di quanto detto: nessuna concessione modernista, solo tanto rock’n’roll, interpretato con feeling, passione e sudore.

Quel rock che ormai più di trenta anni fa gruppi gloriosi come Led Zeppelin, Blue Cheer, Grand Funk, The James Gang e Cactus portavano ai suoi massimi livelli. Ed è proprio come un sincero omaggio a questi colossi che la musica dei Josiah suona. Ce ne rendiamo conto quando si comincia ad ondeggiare sulle vibrazioni al limite del funky di “O.B.N.”, quando parte la cascata sonica di “Bloodrock” (evidente ammirazione per la band texana dei ’70 autrice di dischi strepitosi) e quando ci si stacca un attimo dalla tormenta di fuzz per lasciare spazio alla delicata pausa acustica di “Sylvie”.

Rimane comunque la certezza che i Josiah le loro carte più preziose se le giocano a botte di riff rock (“Keep on Pushin’”, “Black Country Killer”) ed escursioni psichedeliche (la conclusiva “Unwind Your Mind”). Per farla breve, “Into the Outside” è il disco ideale per gli amanti del vintage in musica. Gli altri potranno soprassedere tranquillamente.

Alessandro Zoppo