KAYSER – Kayserhof

Altra uscita di lusso in casa Scarlet Records. Dopo gli Allhelluja, ci ritroviamo tra le mani il disco d’esordio dei Kayser, una sorta di super gruppo che vede in formazione due reduci dell’esperienza Mushroom River Band (Spice, ex Spiritual Beggars, e Bob Ruben) e altri due veterani della scena svedese, Fredrik Finnander (ex Aeon) e Mattias Svensson (The Defaced).I nomi Spiritual Beggars e Mushroom River Band non ingannino. Sgombriamo subito il campo da equivoci: qui di stoner, hard rock o heavy psych c’è poco o nulla. Giusto qualche accenno, inevitabile nella formazione musicale di chi per tanti anni ha condiviso esperienze e aspettative di questo genere. Ciò che invece i Kayser rispolverano è il più classico ed immortale thrash metal, quello potente, diretto, affascinante. Quello portato a gloria eterna da colossi quali Metallica, Kreator e Overkill e ripreso nell’ultimo decennio (in chiave decisamente moderna) nelle floride lande scandinave. Ed è proprio a questo retroterra che guardano composizioni come le iniziali “1919” e “Lost cause”, autentiche bordate che ci travolgono per velocità d’esecuzione ed impatto. Anche “Cemented lies” e “Perfect” giocano su questo stesso terreno, così come le stupende “Like a drunk Christ” e “The waltz”, brani che hanno il pregio di sommare impeto sonoro e chorus da brividi, merito della sempre splendida ugola di Spice.
Ma dove la band dimostra classe e gran perizia è altrove. Ossia quando le soluzioni variano ed il disco non si appiattisce su un unico canovaccio. “Noble is your blood” rimanda all’universo colorato ed energico creato dalla Mushroom River Band in “Music for the world beyond” e “Simsalabim”. In “7 Days to sink” i tempi rallentano e si dilatano, le ritmiche servono su un piatto d’argento il gran groove delle chitarre e le possenti estensioni vocali di Spice. Nel caso di “Good citizen” e “Rafflesia” prevalgono gli spunti melodici: su tracce prettamente metal, si impianta un classicismo hard rock (ecco l’unica concessione al sound degli Spiritual Beggars) fondato su vocals ammalianti e ampie pause dal sapore psichedelico.
Un esordio migliore di questo i Kayser non potevano offrircelo. Fuori da ogni preconcetto ed incuranti delle logiche di genere. Chi si aspettava una replica agli ultimi Spiritual Beggars rimarrà piacevolmente spiazzato.

Alessandro Zoppo