KING GOBLIN – Demo 2003

Il Giappone si dimostra ancora una volta terreno fertile per le sonorità stoner doom e così, dopo Church Of Misery, Eternal Elysium e Sonic Flower, è la volta dei King Goblin, power trio composto da Naoto (batteria, voce), Masashi (chitarra, voce) e Hidetoshi (chitarra, voce). L’assenza del basso in line up non si fa per nulla sentire: prerogativa della band è infatti l’assalto all’arma bianca, obiettivo che riesce attraverso un death rock demoniaco pesantemente influenzato dal doom e a tratti psichedelico.
Vero punto di riferimento dei tre sono i Carcass del periodo “Swansong”, quando il death ed il grind lasciavano il passo al groove e ai riff ciccioni, con puntatine sempre più frequenti verso l’hard rock degli anni ’70 (non a caso Mike Amott era da poco uscito dal gruppo per formare gli Spiritual Beggars e Bill Steer in seguito avrebbe dato vita ai Firebird…). I King Goblin si pongono su questa scia e nel loro primo demo devastano le nostre orecchie con tre brani ben scritti ed interpretati, giostrati su ritmiche compresse, chitarre debordanti e vocals caotiche e luciferine.

L’inizio affidato a “Devil’s formula” è abbastanza esplicativo: voce cavernosa, riff grondanti sangue, assoli schizzati ed un fare ipnotico che ci trascina dritti dritti all’Inferno… La successiva “Black Mountain (Birmingham Queen)”, nonostante un andamento pachidermico ed un break centrale altamente lisergico, si apre ad alcune interessanti soluzioni melodiche che ricordano spesso e volentieri l’operato dei doom masters Cathedral. Chiudere il lavoro spetta a “Red rum”, quasi nove minuti di puro psych sludge doom marcio e ossessivo, colonna sonora ideale di un viaggio nei meandri degli inferi…

Tirando le somme questa prima uscita dei King Goblin convince sotto tutti i punti di vista: aspettiamo la band al varco del full lenght, per ora il 7 in pagella non glielo leva nessuno.

Alessandro Zoppo