KONGH – Sole Creation
A dirla tutta sentivamo la mancanza di un nuovo lavoro dei Kongh, indubbiamente tra le band più interessanti che il vecchio continente potesse partorire negli ultimi anni. Dopo l’incredibile predecessore “Shadows of the Shapeless” e oltre tre anni di attesa, ecco arrivare “Sole Creation”, nuovo monolite degli sludge kings nordici. Il disco è rilasciato da Agonia Records, attentissima label polacca che sta inanellando un’uscita dopo l’altra, come se la crisi del mercato discografico non li colpisse affatto.Registrato al Teknikkompaniet di Vetlanda da Peter Lundin, missato e masterizzato da Magnus Lindberg dei Cult of Luna, il sound di “Sole Creation” è qualcosa di devastante. È un album imponente, a partire dalla splendida copertina fino al consueto minutaggio estremo, che suddivide i 45 minuti qui presenti in soli 4 movimenti. Già dalla title track si intuisce che i Kongh sono in forma smagliante e che non hanno rivoluzionato eccessivamente il loro stile, sebbene abbiano smussato un po’ gli angoli e optato per una maggiore varietà di forma. Un feedback, un riff gelido, poi un fiume in piena, alternando strofe in palm-muting con vocals di estrazione black metal, e aperture epiche in cui l’ugola di David Johansson domina la scena.
Il maggior uso delle clean vocals è una delle caratteristiche che maggiormente caratterizza questo lavoro e lo differenzia dai precedenti, un’enfasi che tuttavia non corrompe le intenzioni distruttive del trio svedese. In “Tamed Brute” c’è tutta la loro potenza. L’arrembante sludge metal cede il passo a brevissime sfuriate death, placandosi poi in arpeggi minacciosi che si infrangono in un finale di doom mortifero e pesantissimo. Dall’alto dei suoi 9 minuti, “The Portals” è il brano più corto dell’album, imperniato su melodie ruvide e caligginose, che reggono la ripida costruzione rocciosa fatta di riff solenni e ritmiche cadenzate, facendosi man mano più intense. Il brano più sperimentale ed evocativo è senza dubbio “Skymning”, tanto spiazzante quanto sublime. Quasi un quarto d’ora di heavy doom psichedelico di rara intensità e sensibilità, il cui incedere fiero e austero ai limiti del drone acquisisce sempre più pathos col passare dei minuti, a poco a poco, fino alla deflagrazione totale. Ancora una prova prodigiosa per questi ragazzi dello Småland, che con “Sole Creation” sono riusciti a consolidare le proprie potenzialità e a guardare avanti. Il 2013 è iniziato benissimo.
Davide Straccione