KYPCK – Cherno
Ci troviamo al cospetto di un grande disco, senza ombra di dubbio. Un manipolo di finlandesi capitanati dal generale S. S. Lopakka, ex Sentenced e quindi avvezzo a desolazione e angoscia. Nessuno si sarebbe aspettato un progetto doom, e invece eccolo, prepotente ed opprimente come la neve siberiana. Non a caso cito la terra natale di Grigorij Efimovič Rasputin, per meglio addentrarci nel concept del disco, interamente incentrato sulla Madre Russia, dall’artwork ai testi, fino all’immaginario collettivo, in ogni sua molecola. Alquanto bizzarro per una band proveniente dalla Finlandia, ma incoraggiata dall’estrema conoscenza in materia del singer E. Seppänen, avendo vissuto per diverso tempo nell’adiacente colosso e lavorato all’ambasciata di Mosca, e che attualmente insegna russo in Finlandia. Note personali a parte, ‘Cherno’ non è il solito disco, vuoi per l’insolita scelta della lingua, vuoi per le prestigiose presenze – oltre a Lopakka, troviamo alla batteria un certo K. H. M. Hiilesmaa (produttore di Sentenced, Apocalyptica, Moonspell, ecc.).I KYPCK (in alfabeto occidentale ‘Kursk’, città russa che vide la più grande battaglia di mezzi corazzati nel 1943) suonano lenti, asfissianti, criptici; potremmo descriverli brevemente come i Sentenced al rallentatore (ascoltate ‘Demon’ e mi darete ragione), dove l’aumentare della lentezza fa rima con pesantezza e durezza. Chitarre scure e fragorose, batteria quadrata e composta come da tradizione, basso perennemente distorto (opera di J. T. Ylä-Rautio), voce penetrante e velenosa. Il marchio di fabbrica dei KYPCK risiede negli arpeggi, gelidi e tragici, sulle cui basi si adagiano volentieri linee vocali severe e declamatorie, la cui enfasi aumenta al gonfiarsi dei riff, come accade nelle ottime ‘Christmas in Murmansk’ e ’One Day In The Life Of Yegor Kuznetsov’. Nessun riempitivo, il disco scorre, funziona e mostra una band consapevole delle proprie potenzialità. Ciò che colpisce è l’estrema collaborazione all’interno della band, tutti i membri hanno preso parte alla stesura dei brani in maniera indistinta, tralasciando ovviamente i testi, principalmente opera del finno-russo Seppänen.
Perla finale: ‘1917’, presente anche come video nella parte multimediale del cd, sicuramente tra i pezzi meno ostici del disco e di gran presa.
Un disco avvolgente, coadiuvato da un bellissimo artwork a cura di Vesa Ranta (ex Sentenced anche lui) e dalle utilissime traduzioni in inglese dei titoli e dei testi.
Davide Straccione