LOFREQ – Everything, all the time

La furia del rawk’n’roll si abbatte su di noi, sono tornati i Lofreq! Li avevamo lasciati ai tempi del debutto “If this is the best ya got… we want our souls back”, alle prese con un immaginario sadomaso, ‘low & dirty’ ed un sound minaccioso, sludge fuzzy punk rock tanto rumoroso quanto debordante. Dopo quattro anni li ritroviamo lì dove li avevamo abbandonati: “Everything, all the time” è un disco tosto e coriaceo, che fa della propria varietà (un misto di rock grezzo e sfacciato, punk, stoner, garage, blues e hard sludge) il suo punto di forza, nonostante lo stile del gruppo faccia suonare il disco in maniera molto omogenea. Oltre questo pregio c’è anche una sana dose di violenza che non guasta mai in ambiti del genere (o degeneri?).“Soulstealer” e “Joyride” sono esemplari a tal proposito: rock sfrontato e carico di groove, da far impressionare i Melvins quanto gli Hellacopters e i Glasspack. Sulla stessa scia (di sangue, birra e sudore) si muovono “Your mind will die the same way it was born” e “Wreckingball”, mentre “The heat” azzecca il giusto giro appiccicandosi immediatamente in mente. Melodia a presa rapida che contraddistingue anche il blues sanguigno di “Naughty naughty”, sonorità che si impongono prepotenti in “A new smooth”, esaltate da un’armonica bollente che porta dritti dritti all’Inferno (o sulle rive del Mississippi, fate un po’ voi).
“(Back to the) Garden of Eden” è il ritorno alla nostra natura primitiva, puro istinto che prende sopravvento sulla ragione e la spazza via a colpi di riff. Ottimo modo per chiudere un album che fa dell’impatto e della mancanza di regole la propria forza. Concludiamo dicendo che il disco è auto prodotto. Nessuna paura però, si può acquistare su ITunes attraverso il sito della band. Un metodo altrettanto valido per farsi travolgere da una simile furia.

Alessandro Zoppo