LOUD NINE – Golem

L’esordio sulla lunga distanza e la fitta attività live che li ha gradualmente portati ad aprire per nomi blasonati, stanno facendo finalmente emergere il nome dei Loud Nine (dopo un impercettibile quanto repentino cambio del monicker), capaci di centrare l’obiettivo già al primo colpo.Lo stoner europeo dei tardi anni novanta, con un pizzico della polvere grunge punk dispersa nel nuovo millennio e delle tante esperienze del rock sotterraneo, sono il patrimonio genetico di Morgan, Dave e Fede, che con “Golem” mettono in riga gli ascoltatori con una fitta sequenza di riff ipnotici e linee vocali dall’ottimo feeling. Esemplare tra tutte risulta “Pew”: immaginate Lowrider e Demon Clearer rivisti in un’ottica attuale, tra sensazioni robotiche e caldo groove metropolitano.
In “Artichokes” e “Green Nuts” si impastano Eagles of Death Metal, Mammoth Volume e Mudhoney, mentre le paranoidi “Pink Shark” e “Grandma Frog” fanno pensare a una versione in nero di Queens of the Stone Age e Foo Fighters.
“La marcia dei folli” non è brano prog come potrebbe suggerire il titolo, bensì urticante rock pesante scaturito dai dintorni di Seattle, così come la title-track e “Dark Side of Me” sono anthem mesmerizzanti frutto di una scrittura scorrevole e decisa. Chiusura d’obbligo con la tirata “Rip”, ricca di melodie ispide e contagiose. Non manca molto forse per realizzare un grande album, nel frattempo se volete rock solido e argilloso come l’automa immortalato da Meyrink mettete nel lettore “Golem”.

Roberto Mattei