MADKING LUDWIG – Madking Ludwig

Una delle rivelazioni 2005 viene dal Canada, il suo nome è Madking Ludwig. Band che ruota intorno alle figure di Stéphane Bellemare (voce, flauto, clarinetto), Sophie Bourassa (voce) e Stéphane Vigeant (chitarra). A completare la formazione la base ritmica, Raphael Corbeil (batteria) e Patrick Falardeau (basso). Cinque personalità differenti e sfaccettate, dalla cui alchimia emerge un sound originale e sorprendente. Immaginate la potenza dello stoner rock (Kyuss, Beaver e primi Queens Of The Stone Age su tutti), la complessità del progressive (pensare ai King Crimson non è affatto un reato, così come a Jethro Tull e Traffic), ampie dosi di psichedelia, hard rock e metal ‘voivoidiano’ (non a caso alla produzione del disco ha collaborato Pierre Remillard). Il risultato è questo cd di nove brani, ben scritti, suonati e registrati. Tanto più che di fronte ad uno stile così multiforme non si corre mai il rischio di stancare o risultare confusionari.La forza ed il nervosismo ‘crimsoniano’ rendono “Grains of sand” un inizio scintillante. L’intreccio di vocals tra Stéphane e Sophie funziona a meraviglia, supportati dal lavoro instancabile di basso e batteria e dal riffing sostenuto delle chitarre. “Green giant” ci immerge in pieno ‘voivoda’, universo tecnologico galleggiante. “Firefly” e “Aqaba” sono lunghe suite heavy psych progressive, tratteggiate da ondate di fuzz e sognanti parti di flauto. “Awake again” e “Spinwheel” hanno invece l’andamento di uno schiacciasassi, ma il macigno oltre che essere ‘sabbathiano’ è segnato da sopraffini sapori esotici. Mentre “Tumbleweed” è un super heavy funk che viaggia su percorsi irregolari dannatamente pericolosi.
Se si pensa a tanta generosità non c’è che stupirsi. Infatti il trip si conclude con lo stoner roccioso di “Double barrel” e la psichedelia epica e suadente di “The walls of Kerak”, sigillo finale di un disco che necessita di ripetuti ascolti per poter essere assaporato dalla prima all’ultima nota.

i can see a time where i can fly
no fear of falling in a hole
because now i see what i didn’t know
memories stay existence goes

Alessandro Zoppo