MAJESTIC DOWNFALL/ANSIA – Split CD

Ciclicamente si rompono gli argini nella musica underground, e stante la continua variazione dei poli attrattivi lungo i meridiani terrestri, può accadere che una delle label più attive in ambito doom diventi la russa Solitude Prod., abile a scovare formazioni impenetrabili che altrimenti non godrebbero di particolare opportunità di esposizione. Il rooster è di sicuro interesse, spaziando dal gothic/death fino allo sludge e al dark/funeral (citatiamo Heavy Lord, Ekklesiast, Evoken, Astral Sleep, Intaglio, Ocean of Sorrow, ma la lista è più lunga), e non per forza ristretto ai circoli nordici.L’etichetta di Orel ha deciso, tra gli altri, di riunire in uno ‘split’ (virgolette d’obbligo visto che si tratta di un platter di quasi un’ora!) i messicani Majestic Downfall e i nostri riminesi Ansia.
I primi in realtà sono una delle due one man band di Jacobo Cordova (l’altra sono i Ticket to Hell, ma il genere è thrash/melodic death), già bassista di un gruppo dark-metal della seconda metà degli anni 90, gli Antiqua, e viaggiano su un gothic/death doom discretamente ispirato, a tratti di maniera ma di sicura presa emotiva. I tre pezzi presentano un minutaggio piuttosto elevato, perciò potete immaginare una versione dei primi Paradise Lost, My Dying Bride, Sadness, Paramecium, Saturnus, e il resto della superba scena gothic/doom dello scorso decennio, interpretata con numerosi cambi di tempo e buone atmosfere. Jacobo se la cava con tutti gli strumenti, comprese affilate tastiere che scavano come una lama nelle facciate di tenebrose cattedrali per poi riflettere i pallidi raggi della luna: la gloria decadente delle varie “A Birds Departure”, “In An Ocean of Fears” e “A Tear of Understanding” è complessivamente convincente, e tenuto conto dell’atto di fede possiamo approvare l’operato dei Majestic Downfall.
Invero più sperimentale (e stilisticamente scarna) la prova degli Ansia. Il loro è un dark/doom atmosferico estremo, che viviseziona il dolore umano fino a renderlo materiale: nella “Part I” il disperato cantato growl (in italiano) lacera riff funerei e violetti come gli interminabili istanti del trapasso, a cui si accompagnano vetrificate parti di basso e finale piano/tastiere dal sapore impressionista. L’incipit ultra scheletrico della “Part II” è il prologo ad un brano atmospheric-drone di buona fattura, e la ” Part III” è un tormentoso (eufemismo!) e lungo pezzo di dark estremo dal rifferama non eccessivamente pesante, ma davvero sfiancante e ossessivo, che si concede anche a 4 minuti di effetti criptici…
Se non è un viaggio nelle tenebre questo…

Roberto Mattei