MARCELLO CAPRA – Fili del tempo
Piace pensare a Marcello Capra come ad un menestrello dei nostri giorni. Un cantore folk che usa la chitarra non come una mitragliatrice per uccidere i fascisti, piuttosto come un galeone per condurci ai confini del (e oltre il) tempo. Proprio “Fili del tempo” è il titolo scelto per il suo nuovo disco solista ad un anno di distanza dall’ottimo “Preludio ad una nuova alba”. Le note del “chitarrautore” piemontese intrecciano ancora folk e canzone d’autore, classicismo e modernità, mantra psichedelici e vagiti progressivi, a partire dall’iniziale, bellissima “Dreaming of Tinder”, impreziosita dalla voce di Silvana Aliotta (cantante dei Circus 2000). A volte sembra di ascoltare un incrocio di Alexis Korner e David Allan Coe nella sua ruvidità country blues ancestrale (il classico di Skip James reso eterno dai Cream “I’m So Glad”, con tanto di bollente Hammond e vocalizzi soul), altrove prevalgono i consueti toni magici e sognanti (l’eterea title track, “Standby”, l’onirica e soave “Un sogno lucido”).Quello di Marcello Capra è un escapismo libertario ed individuale (fatta eccezione per la conclusiva “For Tibet”, dedicata ad una popolazione «che subisce da decenni una durissima repressione e mantiene integra la sua dignità e la sua grande spiritualità»), che in più di un’occasione si tinge di colori sfaccettati e differenti. Accade quando il flatpicking della sua Ovation Legend abbraccia l’ispirazione argentina di Astor Piazzolla in “Astor”. O quando un doveroso tributo a Irio De Paula rende “Irio” una splendida, semplice e genuina session con l’amico Beppe Crovella (Hammond, storico tastierista degli Arti & Mestieri). Nostalgia progressive che riaffiora nelle cinque parti di “Procession”, gruppo che tra il 1972 ed il 1974 ha pubblicato due album (“Frontiera” e “Fiaba”) considerati storici e basilari per il prog italiano.
“Fili del tempo” è l’ascolto ideale per chi è stufo di questo mondo. E invece di auspicare disordine e distruzione, cerca semplicemente una propria isola felice dove vivere lieto tra passato e presente.
Alessandro Zoppo