MARNERO / SI NON SEDES IS – Split EP 12”
Frutto di una coproduzione tra alcune delle etichette più importanti in fatto di musica pesante italiana, il 2009 ha ospitato anche il ritorno, anzi la rinascita, di due formazioni che faranno parlare di sé in futuro. Bologna e Roma a mano armata, di revolver e napalm, pronti a incendiare le vostre sinapsi e demolire le vostre good vibrations. Entrambe le band rappresentano la fenice che risorge dalle ceneri di due grandi realtà del panorama tricolore: parliamo di Laghetto da una parte e di Concrete dall’altra. Bolognesi i primi, capitolini i secondi, a cui poi si sono aggiunti membri di Lady Tornado e degli ED, come nel caso dei Marnero. Due anime contrapposte che si sfidano, mostrando due approcci diversi ma con una contrapposizione basata sul gioco degli opposti.
Il lato più selvaggio e compatto del lotto è quello dei Marnero. La band capitanata da John D. Raudo e Ottone (voce e chitarra il primo, batteria il secondo) dei Laghetto, mostra un’epifania evoluta e molto più adulta. I tempi dei Laghetto sono andati ma rivivono in parte in questi tre brani. Testi sempre in italiano, cinici e più improntati ad un distacco ‘carmelobeniano’, lo sberleffo lascia il posto ad una maturità compositiva di maggior respiro dove le parti vocali si alternano tra parti recitate e parti urlate. Come le onde durante un maremoto, anche durante il maelstrom resiste un briciolo di lucidità e tutti e tre i brani si snodano lungo un percorso ora accidentato, ora più riflessivo. Il post-punk dei Massimo Volume (la voce di Raudo è costante nell’evocare lo spook di Mimì Clementi) che incontra il post core dei Neurosis di metà anni 90, i Laghetto più evoluti (tracce come “Requiem for CB”, “Mano senza dita”, “Amaritudinis”) ed i grandissimi e sempre rimpianti Breach di “Kollapse”. Gli ottimi intrecci chitarristici, supportati da una sezione ritmica di grande effetto, fanno da contraltare a testi intricati e deliranti, in cui persiste un margine di razionalità. Gli elementi più hardcore sono ridotti al minimo, figurando giusto in “Crossifiggil”.
«La speranza la lascerei agli stronzi. Avere una bussola non dispensa dal remare, non esiste vento favorevole per un marinaio che non sa dove andare. Emergenza caldo, bere molta acqua. Mi viene il dubbio che il Governo voglia trasformarci tutti in meduse». Per adesso non possiamo che accontentarci di questa anteprima di grande livello e che fa sperare in un futuro full lenght di grande qualità e sostanza. Anche se il futuro è carico al 70% di amarezza, ed al restante 30% totalmente a caso.
Si Non Sedes Is, Si Sedes Non Is. È un palindromo latino dal grande fascino. Soprattutto per il significato intrinseco della traduzione. Se non ti siedi procedi, se ti siedi non procedi. Due soli brani per il gruppo romano, ma di grande classe e valore, sebbene distanti dallo stile proposto dai loro compagni di merende. Figli di componenti di Concreti e Comrades, il loro sound è sicuramente più ‘elegante’ e ‘sofisticato’ di quello dei Marnero, ma questo non deve dare l’idea di una minore cattiveria e potenza. La voce di Giorgio Gregorio Luciani si veste di discrezione nei suoi sussurri ipnotici, ma sa scuotere quando incrocia black metal d’avanguardia e screamo di gran classe. Prestazione superba, alla pari degli altri componenti: chitarre eccezionali su un apparato ritmico straordinario. “Respekt der schiesse” è una discesa negli abissi della mente umana, costringendoci a riprendere fiato e sostare quando ci viene concesso. Questa possibilità ci verrà negata nella cupa “Zar”, galvanizzante e potente canzone di chiusura, un vero e proprio anthem per la nuova creatura di nome Si Non Sedes Is. Nella sua corsa verso il punto di non ritorno, verremo ipnotizzati dalla bravura e dalla tecnica di questi ragazzi, mentre la nostra ragione verrà polverizzata insieme a quello che rimarrà della fiducia nel genere umano. «Non lo senti sulla pelle? Nel tuo sangue si diffonde». L’unica cosa di cui avremo realmente bisogno sarà la pazienza, perché se queste sono le premesse, allora l’attesa sarà peggio di un attacco di craving.
Gabriele “Sgabrioz” Mureddu