MC5 – Kick Out The Jams

Gli MC5 sono stati uno dei gruppi più influenti ed attuali di sempre, perché con la loro miscela incendiaria di hard rock, protopunk e suoni valvolari, incarnarono più di tutti il trinomio sex, drugs & rock n’roll sia nell’aspetto che nelle sonorità, riuscendo a scatenare quelle reazioni a catena che tutt’oggi non si sono ancora fermate. Tutta l’anima della band di Detroit è racchiusa in quell’urlo nell’apertura della title track del disco, recitando come un inno alla ribellione e alla vita il titolo del disco live: Kick Out the Jams!, giungendo un motherfucker che farà storia e che all’epoca venne censurato in tante esibizioni live.Socialmente pericolosi per l’America buonista, gli MC5 furono gli artefici di quel Detroit rock, anticipando movimenti come il punk, il garage, il noise e persino lo stoner rock: fuzz come se nevicasse, bordate devastanti, amplificatori che vomitano scariche di decibel e di musica aggressiva nonostante la semplicità di una band che creava canzoni e dischi con quello che c’era in circolazione, ma caricandolo di elettricità dissacrante, iconoclasta e di scioccante irriverenza. Probabilmente uno dei migliori live della storia del rock, che potrebbe figurare benissimo affianco a dischi storici come ‘Made in Japan’ dei Deep Purple o l’esibizione di Jimi Hendrix a Woodstock. La carica che si sente sprigionare lungo le tracce dell’album è maledettamente irresistibile, merito di un cantante dalla voce accattivante come Rob Tyner e dal groove tirato fuori dalle chitarre marce e graffianti dell’asse Kramer-Smith, la cui differenza con Ron Asheton degli Stooges è che quest’ultimo crea delle melodie più cupe e più distorte, mentre il nostro rimane affascinato dalla potenza e dalla voglia di sudare ed esibire il proprio egocentrismo in pose da macho delle sei corde.
“Tirate fuori le palle, figli di puttana” è solo una delle traduzioni di un disco che si colloca tra i più importanti e tirati degli ultimi 40 anni, rimanendo il capolavoro indiscusso della band, anche perché ‘Back to the USA’ (1970) e ‘High Time’ (1971) sono ideati e suonati in studio, mentre la jungla in cui si scatenano queste bestie dai capelli cotonati ed i pantaloni a stelle e strisce è proprio il palco. Dimensione live che è caratteristica comune di molti gruppi del periodo 1966-1976, che dal vivo creavano jam lisergiche dilatando la forma canzone (Cream, Jefferson Airplane, Doors, Hawkwind, Pink Floyd), aggredivano e azzannavano alla gola il pubblico (MC5 appunto, The Stooges, Led Zeppelin, Blue Cheer), costruivano proiezioni sonore ortogonali dove il barocco si poteva fondere con il gotico (Blue Oyster Cult, Black Sabbath), ammantavano il neoclassico con il manto progressive e hard rock (King Crimson, Genesis, Deep Purple).
Insomma, ‘Kick Out the Jams’ è un manifesto di tutto quello che c’era e di tutto quello che ci sarà: guardate le registrazioni dell’epoca e noterete che due nomi come Omar Rodriguez Lopez e Cedric Bixler Zavala hanno copiato il modo di stare sul palco del signor Tyner. Scordatevi il track by track, compratelo perché: a) è un monumento, anzi pietra miliare del rock; b) costa intorno ai 10€ o anche di meno; c) è galvanizzante, vi risolve la giornata. Altrimenti potete pure andare a cagare e rimanere con i vostri gruppettini revival credendo che i Jet spacchino o che il garage rock sia nato nel 2000.

Gabriele “Sgabrioz” Mureddu