MIRSIE – El santo
Preparatevi ad esplodere perché “El Santo”, secondo disco dei piemontesi Mirsie dopo l’eccellente debutto “Aliens in a Bra”, si candida tranquillamente ad essere uno dei capisaldi dell’estate. Riff ribollenti, atmosfere torbide e tanta simpatia per un gruppo che non si prende mai troppo sul serio e proprio su questa grande dote costruisce la sua forza.
Occorrono 40 minuti scarsi per farsi contagiare. Giusto il tempo di inserire il cd nel lettore e si viene catapultati in un mondo gioioso e godereccio. Il calore del blues, la potenza del rock, l’irruenza del garage ed una spruzzata di psichedelia (che non fa mai male…): ecco gli ingredienti. Basta poco (si fa per dire) ed il gioco è fatto. Il drink che viene fuori ha un tasso alcolico elevato, sbronza e stordisce, ma al risveglio ci si sente meglio, prede di un euforico distacco dal mondo.
Le armi sono precise e letali: la voce al vetriolo di Luca, le ritmiche secche di Paolo (batteria) e Piè Love (basso), le chitarre graffianti di Ponch. Se si aggiunge la registrazione di David Lenci e la produzione di Fred Oglevitch ci si rende bene conto della elevatissima qualità del dischetto. Otto canzoni che stupiscono per freschezza e dinamismo, mai un accenno di stanchezza, mai un passo falso, mai un eccesso derivativo. I Mirsie sembrano aver già raggiunto la quadratura del cerchio.
La prima pare del lavoro è assolutamente devastante. “Poke” è un hard blues deviato che provoca svenimento (con tanto di armonica suonata dall’amico Lenci); “Boots (The original wave)” è una maniacale filastrocca garage; “Happy ending love” è un languido omaggio a The Standells, The Kinks e The Nomads; “Everyday” ha un ritmo sincopato e fuzz debordanti che arrivano a far incontrare Rolling Stones e Mudhoney.
Dopo tanta grazia era lecito aspettarsi un calo e invece “El Santo” continua a dispensare miracoli. Si passa infatti dalle melodie avvolgenti di “White and convetional” al libidinoso ritmo in levare di “I like your ass” (il titolo è tutto un programma…), fino ad arrivare al grezzo nervosismo sonoro di “Ko!” e alla psichedelia sensuale della conclusiva “Oh… Well… Yeah…”.
Insieme a One Dimensional Man e Ojm i Mirsie si confermano il miglior prodotto tricolore da esportazione.
A new wave of rock’n’roll!
Alessandro Zoppo