MISTER BONES – The extra heavy
A dispetto di una copertina e di un nome che facevano mal sperare, i Mister Bones si rivelano essere una band tosta e affiatata, che di sicuro non fa gridare al miracolo ma si dimostra capace di forgiare un sound coriaceo e robusto. Siamo al cospetto infatti di un heavy rock roccioso ma sempre melodico, spesso e volentieri influenzato dal metal e costruito sul muro di chitarre eretto da Alex Petrovic (anche vocalist dal tono roco e stentoreo) e Jeff Ohler.
Se proprio vogliamo trovare dei punti di riferimento possiamo citare Black Label Society, Orange Goblin, Down e soprattutto Corrosion Of Conformity, influenza evidente nei fraseggi tra le due asce e nelle ritmiche cariche di groove della coppia Anderson Lunau (basso) e Aaron Palmer (batteria). Manca ancora la stoccata vincente per affrancarsi del tutto dai modelli sopraccitati, ma la passione e il sudore che emergono dalle sette tracce che compongono “The Extra Heavy” sono una buona premessa per il futuro della band. Tra tutte i pezzi del dischetto quelli che emergono con una certa prepotenza rispetto agli altri sono l’iniziale “Dr Anvil/Big bad axe”, devastante mid tempo portato avanti da riff soffocanti che si apre solo nel chorus arioso e piacevole, e “Taken from here”, altra batosta intrisa di umori southern e ’70 hard rock.
Per il resto “Blown away”, “What I need” e “Bone structure” si fanno apprezzare per rabbia e compattezza metallica (una maggiore varietà compositiva le avrebbe tuttavia rese più dinamiche ed esplosive), mentre “Time unwinds” è una malinconica power ballad che alterna riflessioni acustiche e scossoni elettrici. A concludere il lavoro troviamo invece “Slow burn”, lunga cavalcata che si agita tra cadenze doomy e divagazioni psichedeliche.
Magari da una band agli esordi si richiede qualcosa in più, ma tutto sommato i Mister Bones dimostrano di possedere forza e convinzione, doti che fanno presagire un futuro roseo. Un’unica accortezza però: abbellite l’artwork dei vostri cd!
Alessandro Zoppo