Mondo Generator – Fuck It

Fuck It. Non poteva avere titolo (e copertina) più eloquente il ritorno in pista (ogni riferimento è puramente casuale) dei Mondo Generator di Nick Oliveri.

L’ex bassista di Kyuss e Queens of the Stone è accompagnato in questa cocainica avventura da Mike Amster (Nebula) e Mike Pygmie (John Garcia and The Band of Gold), presentati nelle note stampa della Heavy Psych Sounds Records (che ha ormai adottato Oliveri da tempo) come dei “desert rock patrons”.

Assente dalle scene con i Mondo dai tempi di Hell Comes to Your Heart (era l’estate del 2012), il bassista dal lungo pizzetto rosso ha registrato questo Fuck It al Pink Duck Studio dell’amico Josh Homme e non si sposta di una virgola dal suo consueto stile punk rock’n’roll disperato e strafottente, drogato e malsano.

Ascoltando le 14 tracce di Fuck It ci troviamo davanti ai consueti brani nervosi e schizzati tipici di Nick, come l’iniziale Nowhere Man, la nichilista Turboner (memore delle esperienze di Dwarves e Turbonegro), la frenetica It’s You I Don’t Believe e l’addio molesto della conclusiva Disease with No Control.

Non mancano autentiche sfuriate hardcore quali Up Against the Void, When Death Comes e la spassosa S.V.E.T.L.A.N.A.S., perché è bene ricordare che female punk is not dead.

Quando i toni si rilassano e l’amaro della polvere bianca svanisce, Nick accende uno spinello e trova il tempo di riscrivere la sua storia personale da prime mover della scena stoner (o robot rock, o chiamatela come vi pare), che ha contribuito a generare in maniera fondamentale ai tempi di Blues for the Red Sun.

Lo fa con l’ironia che lo contraddistingue, mettendo fine all’heavy psych con l’emblematica Kyuss Dies! (una canzone da canticchiare sotto la doccia), tornando a battere la strada abbandonata dai Queens nella title track e in Death Van Trip (ma quanto ci mancano le sonorità dell’omonimo e di Rated R?) e fornendo una dose di stramba e contorta psichedelia pesante in Listening to the Daze.

Qualche piccola variazione alla formula ormai collaudata la presentano soltanto l’oscura Silver Tequila / 666 Miles Away, la spigolosa There’s Nothing Wrong (che ricorda i bei tempi dello split diviso tra QOTSA e Beaver) e Option Four, brano dall’andamento marziale e dal sapore quasi metallico.

Se pensate che Cocaine Rodeo e A Drug Problem That Never Existed siano due classici, Fuck It è il disco che fa al caso vostro. Bentornato, Nick. Una sola raccomandazione: stavolta non farti arrestare.

Alessandro Zoppo