MORKOBOT – Mostro

Secondo disco per la creatura Morkobot, “donatore di forze magnetiche e regolatore ancestrale dei flussi di coscienza”. Il “Mostro” creato da Lin (basso, synth), Lan (basso) e Len (batteria) – che simpatiche canaglie, sembrano i Residents italiani… – è frutto del sodalizio nato con la Supernaturalcat, nuova etichetta che gravita nell’universo Malleus/Ufomammut. E proprio agli Ufomammut e al loro heavy sound slabbrato e magmatico i Morkobot guardano, con le dovute differenze di stile e aggiungendo una discreta dose di originalità nella scrittura, nell’esecuzione e nelle influenze più o meno nascoste che si celano nei meandri del loro suono.In “Mostro” c’è la fondamentale base space psichedelica, c’è un certo fascino per il noise, il free jazz e il post rock, ci sono evidenti suggestioni kraut, c’è una piena attitudine sperimentale e rumorista (chi immagina certi Melvins, Don Caballero e Kinski non sbaglia). Lo dimostra fin da subito “Tobokrom”, intro lunare ed isterica seguita a ruota da “Zorgongollac”, missile flippatissimo (il kraut filtrato dalle Desert Sessions e dai primissimi Queens Of The Stone Age?), ultra lisergico e super distorto, dominato da ritmiche irregolari e fuzz debordanti. “Kaklaipus” è la celebrazione del dio Sunn e della materia elettronica, mentre “Cammut” suona come i Pink Floyd che si danno al noise sotto effetto dell’mdma.
“Skrotokolm” è l’heavy jazz che ascoltano gli abitanti di Urano (o la musica che diffondono di nascosto i juke box del bar galattico di Star Wars?), gli oltre 20 minuti della conclusiva “Poldon” una lenta, lugubre, minacciosa marcia di avvicinamento e distruzione che segna il collasso definitivo del pianeta. La lava che scorre tra i microsolchi di “Mostro” è liquida, bollente e abrasiva. Con qualche ulteriore accorgimento nell’elaborazione di tale matassa (che ne dite delle vocals?) i Morkobot potranno davvero ambire al controllo totale delle galassie.

Alessandro Zoppo