MOUNTAIN MIRRORS – Lunar ecstasy

Ma che bel disco d’ascoltare! Ricco, psichedelico ed estremamente avvolgente. Una soffice ma perentoria dicotomia dal caos quotidiano, soprattutto per chi come il sottoscritto vive in una metropoli affollata e trafficata.
I Mountain Mirrors sono un progetto portato avanti da Jeff Sanders, personaggio polivalente ed estremamente versatile sia sul piano strumentale, sia su quello creativo. “Lunar ecstasy” è una miscellanea di rock psychedelico, ambient ed un pizzico di elettronica. In esso troverete anche qualche robusto riff pesante fare la comparsa tra suoni sospesi ed ovattati. Le reminiscenze pinkfloydiane sono abbastanza evidenti, anche la voce di Jeff (molto bella), risulta assai vicina alla timbrica utilizzata da David Gilmour, ma, in ogni caso non risulta essere il solito plagio. Ascoltare per credere la title track. In che genere la collochereste una canzone così?

Ma l’album è fatto di tanti altri “strani” episodi. “A Short Burst of Clarity”, il brano di apertura, mi porta in mente alcune delle cose fatte dagli Orquesta del Desierto. Oppure il dolce e belliissimo arpeggio di “Your Sacred Space”, che ci accompagna verso l’ingresso della sospensione eterea di “Apparition”. Un viaggio nel vuoto. “Where the Green Meets the Blue” continua a farci volare. Tutto apparirà molto più leggero, soprattutto se l’ascolto verrà conciliato da un parsimonioso joint. Il tempo non avrà molta ragione di esistere anche di fronte alle note di “Afterlife”, una sorta di colonna sonora per un viaggio visuale attraverso un passato medievale. Con “Last resort” ritorniamo improvvisamente ai giorni nostri, ma con uno stile ambient decisamente avvolgente. “Agent orange” è sicuramente il brano più marcatamente floydiano. I testi parlano di guerra e l’atmosfera non può che farsi scura e aggressiva. Ma la conclusiva “Rain” ci riporta la serenità in cuore. Uno stupendo arpeggio acustico di due minuti, senza nessun altro strumento che ci riconsegna alla nuda realtà di sempre. Ma come, è già finito? Io me lo riascolto!!

I Mountain Mirrors sono fatti per pensare.

Peppe Perkele