MOURNING BELOVETH – Dust

Formatisi nel lontano 1992 ma praticamente in pista soltanto dal 1996, giungono dall’Irlanda i doomsters Mourning Beloveth. Con all’attivo due demos acclamati da tutti i magazines specializzati e un disco di debutto registrato con pochi mezzi a disposizione, i quattro hanno avuto la possibilità di riproporre attraverso la Sentinel Records il loro album d’esordio con una registrazione decisamente migliore e l’aggiunta di due bonus tracks.
Appena il cd viene inserito nel lettore siamo avvolti da una coltre di nebbia e da paesaggi spettrali che si parano dinanzi ai nostri occhi: i Mourning Beloveth riportano alla luce quella forma di gothic death doom che nei primi anni Novanta gruppi come Anathema, Cathedral e Paradise Lost hanno elevato a perfetto compimento. Ma nel background della band irlandese c’è anche qualcosa in più: alcuni riferimenti vanno a pescare nella zona del doom cara ai Candlemass, fatta di ricami delicati, assoli epici e soluzioni soffocanti. Un senso di malinconia perdura per tutti i 74 minuti del disco, sottolineato dalla lentezza depressiva di macigni come “Dust”, quattordici minuti di opprimente aggressività catatonica, o “Autumnal fires”, imponente monolito dove melodia ed esasperazione si mischiano alla perfezione senza soluzione di continuità…

La sezione ritmica (Tim alla batteria e Adrian al basso) accompagna con toni lenti e vaghe accelerazioni le progressioni della chitarra di Brian, mentre il vero punto di forza è rappresentato dalla voce di Darren: il suo alternare con intelligenza growls e clean vocals mette ottimamente in scena un amaro senso di frustrazione e disperazione, come evidente nel gioiello iniziale “The mountains are mine”, fusione di atmosfere oscure, riff soffocanti e vaghi richiami ai grandi Abstrakt Algebra.

“In mourning my days” inizia invece con un delicato arpeggio di chitarra che sembra evocare una quiete soffusa e rilassata, ma è solo un miraggio, perché subito un’esplosione fragorosa ci porta sotto un cielo cinereo mentre intorno la pioggia continua a cadere incessante…allo stesso modo “All hope is pleading” naviga in acque infernali, dividendosi tra growls pestilenziali, parti melodiche da brivido e un sottile filo di angoscia che ammanta tutti i suoi dieci minuti. L’unico momento di pausa da tale assalto arriva con “Sinistra”, esperimento strumentale caratterizzato dal lugubre rintocco delle campane e da chitarre davvero emozionanti, capaci di creare un tappeto macabro e sinistro.

Le due bonus tracks non fanno altro che confermare la verace vena compositiva del gruppo: “Forever lost emeralds” è tratta dal demo del 1998 “Autumnal fires” e propone gli stessi stilemi della band sotto una veste già matura e ancora più aggressiva, mentre “It almost looked human” è un antipasto del nuovo album “The sullen sulcus” e non si discosta poi di tanto da quanto proposto in precedenza, offrendo un concentrato di vocalizzi death, armoniose parti melodiche, ritmiche doom e ricami gotici.

Un gruppo caldamente consigliato questi Mourning Beloveth, soprattutto a chi ama passeggiare in riva al mare scosso dai venti durante i giorni di pioggia…

Alessandro Zoppo