NEUMA – Totentanz

La scorsa estate sono capitato alla prima edizione del Desert Odissey, un festival che si tiene sulla spiaggia di Capitolo, dove, sbronzo marcio, c’è stato un momento in cui, seduto in riva al mare, drizzai le orecchie come un gatto, improvvisamente serio. Era arrivato il turno dei Neuma, nome che rimanda alla simbologia dei canti gregoriani, che con il loro sound strumentale diretto e compatto avevano subito attirato la mia attenzione. Ma cosa propone il loro “Totentanz”? Una varietà di riff e sound non indifferente, che passa da atmosfere desertiche a post rock/metal mediante elaborati passaggi progressivi ben strutturati, quasi matematici, che ricordano però, più che un math rock, una venatura molto Tool. Il disco inizia con la kyussiana apertura di “Punctum”, che mostra già da subito un cuore tutto post metal dai riff possenti e distorti, nonché armonizzazioni melodiche ben studiate che ricordano la psichedelia più melodica dei Grails. “Bivirga” rappresenta un passo avanti a livello di composizione rispetto al precedente. Comincia con un aspetto cupo, prima alleggerito da un sapiente utilizzo del synth, poi appesantito da un riff potente che tende sin da subito ad evolversi. È ancora più marcata la venatura Tool, specie nella seconda parte, dopo lo stacco di basso che pompa il suono fornendo un bagliore di luce attraverso il quale passa un’onda decisamente post rock.
Non è un caso che “Podatus” e “Quilisma” siano posizionati nella parte centrale dell’EP: i due pezzi coesistono simbioticamente, letteralmente. Dove finisce uno comincia l’altro, anche perché ascoltando solo “Podatus” si ha l’impressione che manchi qualcosa. Questa parte grezza procede per lo più secondo armonizzazioni e muri d’effettistica alternati a parti più statiche. Poi però parte “Quilisma” e tutto trova il suo perché: una grande quantità di energia si libera per quasi metà pezzo, stroncata poi da una matrice prettamente post rock molto armonica che si chiude nuovamente con riffatura statica. Con “Episema” prevale la componente matematica, ma le armonizzazioni sono le vere protagoniste e torniamo così a sentire qualcosa dal sapore di deserto roccioso. Il disco si chiude con il pezzo più lungo, “Liquescenza”, quasi 8 minuti che lavorano molto sul cambiamento del muro di suono. Nomen omen, le parti più tranquille sono assolutamente “acquatiche” e la composizione è molto complessa proprio a sottolinearlo.
“Totentanz” è un EP molto dinamico, consigliato ai seguaci del post metal strumentale in generale, ma anche a chi vuole trovare ispirazione per dipingere o scolpire. Ma soprattutto consigliamo vivamente di ascoltare Giuseppe Gravina, Fabio Savino, Danilo Camassa e Francesco Volpi dal vivo, non ne rimarrete delusi.

Gianmarco Morea