OCEAN CHIEF – Sten

Avevamo perso di vista gli svedesi Ocean Chief da qualche anno, precisamente nel periodo successivo la release di “Tor” (pubblicato comunque con enorme ritardo rispetto a quanto originariamente previsto). Dopo l’uscita di “Den Förste” (2009) e la serie “The Northern Lights” (split con Runemagick e The Funeral Orchestra), li ritroviamo oggi col nuovo “Sten” e la loro proposta non si è spostata di un millimetro rispetto al passato. Un doom metal dove la lentezza e la pesantezza fanno continuamente a gara nel prevalere l’una sull’altra. Quattro lunghissimi brani che vanno a costruire un unico macigno/monolite davvero difficile da digerire. Sul finire degli anni 90/primi 2000, si era soliti (chi scrive non sfuggiva alla regola) definire un disco come questo con l’etichetta doom stoner o doom psych, perché l’effetto dato era spesso quello di stordire e “flippare” nel suo impatto così lento e pesante. Su un dinosauro come il sottoscritto, che ha passato la gioventù drogandosi con i vari “Dopethrone”, “Jerusalem”, “As Heaven Turns to Ash”, “Elaborations of Carbon”, “The Art of Self Defense” e via dopando, gli Ocean Chief appaiono noiosi già al secondo ascolto (e l’inserimento del minmoog nella conclusiva “Oden” non può certo poter rappresentare una novità assoluta per il genere). I nostri hanno imparato a memoria la lezione, e coi suoni, volumi e produzioni dei nostri tempi non avranno certo problemi a far effetto sulle giovani leve che conoscono oggi per la prima volta questo stile.

Marco Cavallini