PALE DIVINE – Painted Windows Black

La religione è un fattore opinabile. Premessa d’obbligo quando ci si occupa di gruppi con determinate prese di coscienza, che siano esse discutibili o meno. Nel caso dei Pale Divine il discorso è riconducibile alla scelta di porre la loro cristianità quale monito per creare musica. Attenzione, non si tratta di paldini della fede o di qualunquisti predicatori. La band tratta il tema in maniera riflessiva ed analizzando altri fattori ad essa collegata come morte e miseria. Detto questo, l’aspetto prettamente musicale offre un doom tradizionale ed old school. Attivi già da diverso tempo, i Pale Divine sono tornati con “Painted Windows Black” dopo un silenzio di 5 anni. È il loro quarto album (l’esordio risale al 2001) e si caratterizza per un sound oscuro e triste. Per non essere riduttivi, dobbiamo aggiungere che il loro doom ha un raggio d’azione piuttosto ampio, passando da momenti ariosi ad altri più plumbei, nella classica tradizione del genere.I Pale Divine non si esimono dall’esplorare ogni limite, consci di un bagaglio tecnico di primissimo piano. Il loro stile risulta piuttosto vario grazie a soluzioni stilistiche che portano la band su un percorso musicale che abbraccia chiare influenze progressive (la traccia strumentale iniziale, “Nocturne Dementia”, ne dà ampia prova), afflati blues ed echi grunge. Per capire meglio la loro proposta provate ad immaginare i Revelation che incontrano gli Alice In Chains, si macchiano di bordate stile Frank Marino, si scontrano coi Rush e banchettano coi Place of Skulls, strizzando l’occhio al Maryland doom.
Per dirla in parole povere, “Painted Windows Black” è un gran bel disco. Non aggiungerà nulla alla storia del genere, ma come nel caso dei Place of Skulls, l’album è zeppo di anima e romanticismo. Un lavoro che qualsiasi amante del genere accoglierà con entusiasmo.

Antonio Fazio