PAUL CHAIN – Unreleased vol.1

Paul Chain è morto e poi risorto. Dopo aver annunciato la sua morte artistica, l’eclettico “italian doom maestro” (così definito da un certo Lee Dorrian…), autore di tante pagine fondamentali della musica hard & heavy in Italia, lascia il suo ultimo sigillo con questa raccolta di inediti. In totale tredici brani, tredici tasselli che non hanno trovato posto nel monumentale “Alkahest” e nei suoi precedenti lavori e che per l’occasione vengono rispolverate da oscuri e temibili cassetti.
Non si sa cosa ci riserverà il futuro di Paolo Catena, per adesso possiamo ancora degustare il suo raffinato senso compositivo in questi oltre 70 minuti di pura dimensione onirica, un viaggio intergalattico che dal basso, dal buio degli inferi, ci conduce nella dimensione terrena per poi trasportarci sulle ali dell’improvvisazione verso nuovi orizzonti spazio temporali. La musica di Paul Chain è questo ed altro: è volo, introspezione, fuga, meditazione, esperimento, ossessione. Scrigni abbaglianti racchiusi in un una personalità davvero unica, tanto distante dal sistema musica nella sua accezione più materialista quanto vicina all’animo di tutti quelli che fanno dell’arte la propria ragione di vita.

Stili variegati dunque, che si intrecciano nel ricordo per dar vita ad un ascolto eccitante e sempre interessato. Ecco allora che trova piena giustificazione il passaggio da macigni heavy psych (“Song of Estefan”, l’arrembante “Mindblower”, l’avvolgente strumentale “Secret voice”, la dilatata “Terror in air lines”, il manifesto programmatico “Bubble gum of a psychedelic man”) a mazzate di doom lisergico del calibro di “Cosmic collision” (pezzo da brivido!), “R.10” (con una coda acustica da pelle d’oca…) e “Short fly”. La psichedelia cosmica che ha invece caratterizzato l’ultimo periodo dei “containers” trova libero sfogo nell’onirica “Momentary lights” e nella fasi conclusive di “Bridge parts” e “Space travel”, dove soffici tastiere ed effetti stranianti creano un mondo parallelo ovattato e soave, distante anni luce dal convulso vivere moderno.

Tema che ricorre idealmente anche in “Trouble trumpet” e “She tomy my”, episodi d’avanguardia che richiamano la vena più teatrale di Paul, caratterizzati dai vocalizzi vellutati di Sandra Silver e da tappeti sonori ancestrali.

Un capitolo indispensabile questa prima parte di inediti per capire la vera essenza di un artista così fondamentale quanto poco valutato. Ciò ovviamente in attesa del volume 2 dove finalmente potremo gustare altre prelibatezze, tra cui l’attesissima collaborazione con un altro guru del doom, Scott “Wino” Weinrich.

Alessandro Zoppo