PELICAN – Australasia

Peccato aver ascoltato solo ora con una certa attenzione il primo full lenght dei Pelican. Se fossimo stati un po’ più rapidi questo stupendo dischetto sarebbe entrato senza dubbio nella play list del 2003. Ma alla fine poco male, l’importante è che questo gruppo di Chicago non passi inosservato e che la sua musica si sparga in tutto il globo come il viaggio transatlantico che i loro suoni producono.
Già autori di un pregevole ep che avevo suscitato molti consensi negli ambienti underground, i Pelican si sono ripresentati forti di una coesione interna ancora più pronunciata producendo un disco composto da soli sei brani strumentali per la durata totale di 50 minuti. Pezzi lunghi e complessi dunque, che necessitano di ripetuti ascolti per essere carpiti nella loro pura e primigenia essenza. I quattro infatti (Trevor de Brauw, Laurent Lebec, Larry e Bryan Herweg) svariano su diversi fronti sonori, ammettendo come sostrato di base soltanto un terreno psichedelico che consente di giostrare a piacimento le influenze dure e slabbrate.

Proprio per questo motivo “Australasia” è un disco che potrà piacere a una moltitudine di ascoltatori: a tratti è percepibile la voglia di abbracciare i copiosi sentieri del postcore (non a caso l’etichetta che li ha prodotti è la Hydra Head) con sfuriate deflagranti e costruzioni armoniche scostanti (lo dimostrano la toccante “GW” e la lunga ed articolata “Angel tears”, sorretta da incredibili cambi di tempo ed impreziosita da inquietanti atmosfere sinistre). La maggior parte delle volte invece è la matrice doom psych a prevalere, soprattutto nella doppietta iniziale formata da “NightEndDay” (11 minuti dall’altissimo tasso emotivo incastonato nei saliscendi eretti dalle chitarre, granitiche e al tempo stesso liquide) e “Drought”, splendida visione multicolore dove le ritmiche seguono passo dopo passo l’alternanza dei riff, duri come il marmo, freddi come il ghiaccio, liberatori come un temporale estivo…

Singolari sono anche gli scenari acustici dipinti dalla quinta traccia, brano senza titolo che dona un momento di placida stasi prima della conclusiva title track, simbolo dell’intero disco per la presenza di tutti gli stilemi compositivi dei quattro (scheletro camaleontico le cui ossa sono ritmiche corpose, elementi heavy e aperture lisergiche) e quindi marchio distintivo del suono targato Pelican.

“Australasia” è un volo, un trip tra scenari aperti, selvaggi ed incontaminati. Se avete voglia di libertà avete trovato pane per i vostri denti.

Alessandro Zoppo