POISEDOTICA – Intramundo
Prendete un lettore portatile, un po’ d’erba e la vostra auto. Uscite dalla città, trovate il primo posto assolato in campagna e piazzatevi distesi ad ascoltare “Intramundo”, disco d’esordio dei Poseidotica. Le sensazioni che proverete saranno di puro benessere. Già, l’Argentina sforna l’ennesimo gruppo di alto livello, quattro ragazzi che fanno di Buenos Aires una nuova sky valley.“Intramundo” è un lavoro dalla bellezza accecante. Quaranta minuti di umori e suoni in piena, totale libertà. Nove momenti di intensa creazione, come il concept che è dietro le singole fasi del lavoro. Il nostro corpo è acqua, il mondo che viviamo è acqua, questo cd è acqua. È liquido che scorre, ci avvolge, ci fa sentire leggeri, immersi in un continuo divenire e parte di un tutto. Martin (basso), Hernan (chitarra), Santiago (chitarra) e Federico (batteria – ma attenzione, sul disco suona Walter Broide, drummer dei Los Natas -) compiono un prodigio compositivo: non annoiano (facile per una band senza singer se non sei i Karma To Burn), sono dotati di una tecnica non indifferente e soprattutto variano continuamente registro. Brani come “Hidrofobia”, “Paralexis”, “Aquatalan” e “Mantra” sono jam super psichedeliche, nelle quali l’estro dei quattro coinvolge come solo i grandi dell’acid rock e dello stoner sanno fare.
Se in “Acuatico” e “La nave nodriza” è forte il richiamo ai mentori Los Natas, le malinconiche atmosfere latine di “Superastor” sono qualcosa di eccezionale, per intensità e passione. “Las cuatro estaciones” prima di esplodere in una coda heavy è un passaggio jazz d’alta scuola, mentre “Tantra” ci lancia in oceani sconfinati con la sua psichedelia ultra dilatata. Immagini e meraviglie dal blu profondo.
Insieme a Los Natas, Buffalo e Taura, quanto di meglio provenga dalla fertile scuola heavy psych sud americana.
Alessandro Zoppo