POPOL VUH – Hosianna Mantra

Chiamatelo ‘rock metafisico’. Chiamatelo ‘rock religioso’. Chiamatelo come volete. Noi ci permettiamo di chiamarla Opera d’Arte. I Popol Vuh, creatura di Florian Fricke, muovono i primi passi nella Germania di fine degli anni ’60, già spettatrice della diffusione di una particolare forma di prog-rock: il kraut-rock, sempre più teso a cercare nell’elettronica il risultato della sua evoluzione. Inserendosi pienamente nel filone con l’album “Affenstunde”, Florian Fricke, studioso di musica classica e fervido conoscitore della cultura orientale (in particolare Tibet), si distaccò dal ‘cordone ombelicale’ andando alla ricerca di nuove risposte dalla musica. La premessa è “In den Gärten Pharaos” del ’71, ma l’apice è raggiunto con “Hosianna Mantra”.Smessi gli strumenti elettronici come fossero abiti già vecchi (seppur così moderni), Fricke elabora un’opera tanto affascinante quanto rivoluzionaria. Chitarre, sitar e altri strumenti classici – pianoforte, archi, oboe e cembalo – si alternano e fondono le loro note in un tutt’uno magico; a coadiuvare le melodie l’eterea voce della soprano Djong Yun, alle prese con dei passi tratti dalla Bibbia. Concepito quasi fosse una messa, “Hosianna Mantra” (hosianna=tradizione cristiana / mantra=tradizione indiana) si propone di diventare la perfetta colonna sonora dell’anima (non a caso Fricke è stato amico e collaboratore del regista Herzog): notevoli le affinità con quel capolavoro firmato Ennio Morricone che è la OST di “Mission”. Un viaggio irrinunciabile tra spiritualità, psichedelia, folklore (teutonico e indiano), avanguardia, new age, “Hosianna Mantra” è raffinatezza e fluttuazione, purezza e riconciliazione, delicatezza ed evasione. Un album totalmente fuori da ogni qualsivoglia genere/schema, ma che suona per tutti i suoi 40 minuti, così familiare, così efficace, così vicino. “Hosianna Mantra” è la fuga disperata dalla realtà, la più mistica distrazione dal mondo moderno. Un monumento in note.

Come l’ha definita il compianto Fricke: “Heart To Heart Music”

Giacomo Corradi