POST STARDOM DEPRESSION – Ordinary miracles

Leggendo la biografia dei Post Stardom Depression si è portati a credere di avere di fronte un gruppo stoner: molte date live in compagnia dei Queens Of The Stone Age, l’ep d’esordio “Sexual Uno” prodotto da Chris Goss, insomma, tutte le carte in regola per essere la next big thing del nuovo “stoned” rock. Invece, sorpresa che non ti aspetti, l’ascolto del primo full lenght “Ordinary miracles” smentisce drasticamente questa impressione: i Post Stardom Depression, a dispetto del nome e delle foto del booklet non suonano né dark (anche se qualche accenno a questo genere sussiste pure…) né glam, ma un hard rock molto diretto e viscerale, figlio di colossi degli anni ‘60 e ‘70 come Steppenwolf e Grand Funk, del blues venato di noise della Jon Spencer Blues Explosion, della cattiveria suburbana dei Warrior Soul dei tempi che furono e di fenomeni odierni come i Black Rebel Motorcycle Club.
Tutto questo preambolo tuttavia non è sufficiente per poter far comprendere l’essenza di un disco davvero ben riuscito: Jeff Angell (voce e chitarra), Joshua Fant (batteria), Kyon Kim (chitarra) e Brent Saunders (basso), coadiuvati al banco di produzione da un certo Jack Endino, hanno grinta e carica da vendere, ma non solo. Le loro composizioni sono fresche e sempre ben riuscite, nessun passo falso o momento di stanca, i 40 minuti scarsi dell’album scorrono via tra brani più tirati (la passionale “When it comes to cars” o l’esagitata “Who cares come on”) ed altri più intimisti (la notturna “Boom boom boom”).

Ottimo è sempre il taglio delle melodie, tanto che sulla meravigliosa “Honeymoon killer” aleggia lo spirito dei Queens Of The Stone Age, così come travolgente è l’impatto di piccole gemme come “The whore I am” (immaginate una jam tra Kory Clarke e i King’s X…) e “Let’s destroy”, sorta di tributo agli Screaming Trees, con la voce di Angell che si fa pian piano simile a quella roca e toccante di Mark Lanegan…

Tirando le somme, “Ordinary miracles” è un disco che spiazza e diverte, emoziona e soprattutto impressiona per quanto di buono sono riusciti a fare questi quattro ragazzi di Tracoma, Washington. Da tenere assolutamente sott’occhio, potrebbero esplodere da un momento all’altro senza che nessuno se ne renda conto…

Alessandro Zoppo