Prehistoric Pigs – Wormhole Generator

La Moonlight Records, etichetta di Parma dedita all’heavy psych, offre delle uscite di qualità superba e dopo i bei dischi di Talisman Stone, Shinin’ Shade e King Bong, pubblica “Wormhole Generator” dei Prehistoric Pigs, gruppo strumentale che ci indica la strada migliore per i viaggi allucinati.

Abbeveratisi alla fonte dei Karma to Burn (“Interstellar Gunrunner”, “Swirling Rings of Saturn”) il trio dei fratelli Tirelli sa bene che quando vuole fare male ci riesce benissimo, combinando riff feroci a distorsioni devastanti. Il risultato è qualcosa di molto vicino all’hard settantiano sfumato con la lezione desertica di gruppi come Unida, Hermano e Fu Manchu: roba di primissima scelta insomma.

Al contempo i Prehistoric Pigs mostrano un lato molto dilatato e space, come nelle bellissime “XXI Century Riots” e “Tafassaset”, quasi una mini suite di oltre un quarto d’ora che accompagna divagazioni psichedeliche a ciclici caleidoscopi interstellari. Per affinità elettiva vengono in mente i 35007 degli albori quando, con un cantante di troppo, cercavano la via strumentale.

Altra accoppiata interessante risulta “Primordial Magma” e “Entelodonts” dove si sente il sapore caldo del southern che, combinato con samples vocali da stazione orbitante N.A.S.A., fornisce un’ulteriore sfaccettatura dell’argomento Good Bong is a Good Trip!. Nel finale i fiori del male finiscono di germogliare con “Electric Dunes”, pezzo dal titolo evocativo quanto didascalico dove gli elementi finora riconosciuti si mescolano a meraviglia, offrendo un paesaggio desertico di dune, folate di vento e tempeste di sabbia. Qualcosa di lento, velenoso e quindi irresistibile. Come farsi d’assenzio e vedere pian piano il mondo scivolare, scivolare, scivolare… Approcciateli solo se siete maggiorenni e consenzienti.

Eugenio Di Giacomantonio